sabato, aprile 28, 2007

un mercoledì qualunque



lentamente il giorno si trasforma nella notte. la notte, poi, a sua volta, si trasforma in giorno. e così l'inverno si trasforma in primavera, la primavera in estate, eccetera. e allo stesso modo il lunedì si trasforma in martedì, e il martedì si trasforma in mercoledì. ma cosa accadrebbe se un mercoledì si trasformasse in un sabato? o un sabato in un giovedì? cosa accadrebbe se i giorni della settimana si confondessero? per esempio uno decide che oggi è mercoledì e si comporta come se fosse mercoledì. e fa tutte le cose che in genere fa il mercoledì. e se questo fosse particolarmente amante della confusione e prendesse a decidere ogni mattina che giorno è per lui? che accadrebbe? tipo questo si alza e dice: "oggi è giovedì, devo andare in palestra". oppure: "oggi è venerdì, che bello! domani è sabato". oppure: "oggi è mercoledì ed è un giorno qualunque". perché ci sono pochi giorni della settimana (sei, al massimo) che possono definirsi "qualunque" come il mercoledì. no, forse è più qualunque il martedì o il giovedì, visto che in america il mercoledì è come per noi il venerdì, ovvero il giorno della sfiga. eppoi hanno fatto pure il film un mercoledì da leoni (big wednesday). quindi direi che martedì è più qualunque di mercoledì. a questo punto resta da stabilire se è più qualunque martedì o giovedì. ma tutto questo pensare mi ha stremato. quindi mi fermo qui.

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venerdì, aprile 27, 2007

no, niente titolo


là dove c'è metafisica, mistica, dialettica irriducibile, ascolto torcersi il grande colon della mia fame e sotto gli impulsi della sua vita scura detto alle mie mani la loro danza, ai miei piedi, o alle mie braccia.
Antonin Artaud scriveva così.
antonin artaud, se era vivo, probabilmente era un mio parente. o giù di lì. egli coglieva l'astruso molto meglio di me. egli era purtroppo infelice. io non ho le palle per essssssssssssssere infelice. questo penso e questo dico. a ruota libero. com'è giusto che sia. come diceva lucia.

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parole sante - eresia


Ogni concezione scientifica comincia con un'eresia."
Aldous Huxley

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giovedì, aprile 26, 2007

cucina astrusa - uova allo smog

Lessate delle uova e senza sbucciarle inseritele una alla volta nel tubo di scappamento di un’automobile euro 1. Mettete in moto l'automobile di cui sopra. Per ogni uovo, attendente che la pressione del gas di scarico faccia cadere l’uovo a terra, recuperatelo e mettetelo da parte. Una volta operato il procedimento suddetto, e recuperate tutte le uova, tornate in cucina e sbucciatele. Se volete consumarle, fatelo a vostro rischio e pericolo. La presente ricetta, infatti, è qui esposta a solo scopo dimostrativo. Declino ogni responsabilità per ogni eventuale conseguenza negativa sulla salute di chi si cimentasse nella preparazione della pietanza qui descritta, e\o ne ingerisse il risultato.

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stelle di ghiaccio


forse non tutti sanno che fra le teorie del cosmo, dell'universo, dello spazio insomma, c'è anche quella secondo cui le stelle non sono altro che pezzi di ghiaccio conficcati a cuneo nella volta celeste, che a sua volta, secondo questa teoria, è solida, e non gassosa. e neanche liquida. pertanto le stelle sono dei pezzi di ghiacci appesi al muro della volta celeste. se solo fossi sicuro che è esistita questa teoria, approfondirei e andrei avanti. il problema è che mi sembra di ricordare una cosa del genere ma non ne sono affatto sicuro. quindi può essere che me la sono inventata. e pertanto è esistita, questa teoria, ma da poco. non da molto come lasciavo intendere all'inizio, quando ho cominciato a scrivere questo imperdibile, incredibile, magnifico post. e comunque c'è da aggiungere che la teoria delle stelle fisse è una gran figata. nel senso che è una figata che qualcuno abbia pensato a una tale teoria astrusa. ma se fosse vera, questa teoria, sarebbe terribile. cioè se era vero, era anche vero che non eravamo una palla sospesa nello spazio, e che quindi tutto quello che è intorno a noi, esiste solo per noi. ed è stato arredato. invece no. viviamo su una palla sospesa nello spazio e del resto non sappiamo un cazzo. non ci resta che navigare a vista e goderci lo spettacolo!

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i fantasmi

c'è gente che crede ai fantasmi e gente che non ci crede. ma credo che ci possano essere anche vie di mezzo. tipo che uno un po' ci crede e un po' non ci crede. invece ci sono quelli che ci credono a giorni alterni. tipo i giorni dispari ci credono. i giorni pari no. ma solo per fare un esempio. non ci sono infatti giorni fissi a cui credere ai fantasmi (o giorni fissi a cui non credere ai fantasmi).
[appendice 1 : ho un accendino astruso che funziona a giorni alterni. un giorno sembra scarico, con la pietrina consumata eccetera. il giorno dopo funziona benissimo, sembra che abbia un sacco di gas e la pietrina nuova. e questa cosa succede ormai da un anno. tanto che a volte, quando me ne servo, provo una sensazione di disagio, come se non dovessi approfittarne. e ci aggiungo che è molto facile trovare una spiegazione razionale a questo strano fenomeno. ma non è detto che sia quella vera.]
[appendice 2: ricollegandomi all'ultima parte dell'ultimo capoverso dell'appendice 1, ci tengo a precisare che: anche se non tutto ciò che è vero, è astruso, tutto ciò che è astruso, è vero.]

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martedì, aprile 24, 2007

il sole



no, niente, il sole. sì, ok, sono due delle prime foto della superficie solare in 3D, ma che importanza ha? io sono astruso, vabbè...

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blues





astrosio consiglia di avviare il video e di ascoltare la musica di sottofondo mentre si legge il racconto qui sotto.
Bob era negato… no, non ce l’aveva nel sangue. Willie e Lonnie glielo dissero: fratello, suona l’armonica, che t’importa della chitarra? Il problema è che a Robert importava eccome. Si sentì tradito e sparì nel nulla. Un anno intero.

Ricomparve all’improvviso, e suonava divinamente, anzi, dannatamente bene. Suonava la chitarra come nessun dannatissimo cristiano aveva mai fatto prima. Strisciava le corde con una lama di coltello, e i suoi bending sembravano venire dall’aldilà.
La gente si teneva un po’ a distanza. Nessuno negato come lui era diventato quel demonio che lui era ora in così poco tempo.
Un giorno, me lo ricordo come fosse ieri, un negretto di non più di dodici anni, andò e gli disse: “Qui dicono tutti che eri negato…” Bob era seduto su un gradino del capanno… aveva la chitarra e stava per suonare. Guardò il negretto e gli raccontò la sua storia.

“Stava per scoccare mezzanotte… e mi ritrovai solo all’incrocio di due strade… quando vedo questo… questo tutto nero… e anche se era notte, lui era più nero della notte; e anche se era bianco, era più nero di me e di te… mi disse: ‘che stai cercando negro?’, e gli risposi: ‘mi faccio gli affari miei…’; me la stavo facendo nelle mutande…” disse Bob al negretto, “Capisci?…”

Gli occhi del negretto si erano fatti grandi quanto due palle da baseball. E se ne voleva scappare. Ma voleva sentire la fine della storia.

Bob rise forte. E poi continuò: “Quel bianco più nero della notte mi disse: ‘negro, anch’io mi faccio gli affari miei… e di affari dobbiamo parlare…’ A quel punto, non so come, mi sparì tutta la paura, si era come prosciugata. Pensai che aveva qualche rotella fuori posto… e mi sparì la paura. Ragazzo, ricordati, a volte la paura gioca brutti scherzi, è vero, ma spesso ti dà buoni consigli…”

Il negretto pensò a quel punto di scappare via lontano, lontano quanto poteva scappare un negro, giù per i campi di cotone, fino al fiume, salire di nascosto su un battello e sparire per sempre. Ma voleva sentire la fine della storia

Bob attaccò un giro dei suoi, davvero uno dei suoi, era come se la musica la stesse inventando. E intanto continuò: “Quel bianco più nero della notte mi disse: ‘negro, cos’è che vorresti di più nella vita?’. Io ci pensai: pensai a Virginia e il bambino che se n’era andato con lei a coltivare i campi del Signore… li rivolevo indietro, è vero. Ma poi scavai ancora, e dissi: ‘Capo, puoi insegnarmi a suonare la chitarra?’ Anche se era notte ed era buio, anche se il bianco era più nero della notte, io lo vidi sguainare i denti in un sorriso… E lo sentii dire: ‘E così sia…’ Ed ebbi di nuovo paura.”

Il negretto sembrava gradire molto il sapore delle sue mani sporche. E voleva correre, correre lontano, arrivare con il battello nell’oceano, attraversarlo, e arrivare da qualche parte, qualunque parte, lontano da lì… Ma voleva sentire la fine della storia.

Bob ridendo gli tirò uno schiaffo, uno schiaffo leggero, quasi una carezza. Senza smettere di suonare. Con la velocità di un pistolero del vecchio West. E intanto continuò: “Immediatamente tutto cominciò a girare intorno… non sapevo più chi ero e dove mi trovavo… non so quanto è durato… poi un odore strano cominciò a farsi largo… era l’odore della polvere… me ne stavo mangiando un bel po’… ero in ginocchio, all’incrocio, a quell’incrocio maledetto, inginocchiato capisci?… e non riuscivo a muovermi tanto ero stanco… alzai la testa e cercai il bianco… ma era sparito. E quando finalmente riuscii a rialzarmi in piedi, il bianco, quello più nero della notte, era sparito, e io sapevo suonare la chitarra.”
Il negretto lo guardò per un altro secondo. Poi si alzò in fretta e corse via più veloce che poteva. Mentre Bob rideva e suonava la chitarra.
astrosio 2007, all rights reserved

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lunedì, aprile 23, 2007

un freddo freddo posto...

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domenica, aprile 22, 2007

la buccia




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sabato, aprile 21, 2007

ANNUNCIO IMPORTANTE!

a chiunque legga questo post: bugia. non devo fare nessun annuncio. né importante, né irrilevante. proprio nessuno. era solo per creare un'atmosfera di tensione e aspettativa. e mi scuso anche per il titolo del post e per il carattere da "annuncio importante". ma dai, si scherza un po'. anche se in realtà un piccolo annuncio lo devo fare. bugia anche stavolta. era per ricreare un'atmosfera di tensione e aspettativa. non devo proprio fare nessun annuncio. né piccolo né grande. è tutto normale. non succede niente di particolare. quindi non c'è niente da annunciare. a pensarci bene, non c'è neanche qualcosa da non-annunciare. niente di niente. però ripensandoci per bene, magari qualcosa da non-annunciare quanto meno la posso trovare. tipo non-annuncio che parto per il qatar. infatti non parto per il quatar. quindi alla fine nella categoria del non-annuncio posso far rientrare un mucchio di roba. ma troverei il tutto noiosissimo. ecco. forse è questa la verità. sono le 10 di sabato mattina, e ho un dannato bisogno di dormire visto che ieri sera ho bevuto gratis. e ne ho approfittato. ma siccome poi per resistere e guidare fino a casa mi sono preso un paio di caffé, allora poi ho dormito poco. questo per dire delle cose di nessun interesse. vado.

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venerdì, aprile 20, 2007

riabilitiamo il vocativo


stavo pensando che è veramente una cosa indecente che il vocativo sia tanto sottovalutato nella lingua italiana. che avrà mai fatto di male, sto povero vocativo?! è tanto bello dire: "O caro amico! O cara amica!", no? e allora perché non rivalutarlo, non riabilitarlo? basta, fondo oggi il c.p.l.r.d.v. ovvero Comitato Per La Riabilitazione Del Vocativo. bugia, non fondo nessun comitato, era solo per sottilineare l'importanza del problema.

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film astrusi - la casa 2

senza nulla togliere a "la casa", "la casa 2" ("evil dead") è un film molto astruso. uno quando lo vede, dice: "che sto vedendo?". c'è "il male" che cammina veloce strisciando attraverso il bosco, arriva alla casa, sfonda la porta e... si blocca! ("cazzo, non c'è nessuno!" deve aver pensato...) quindi si guarda intorno, gira su se stesso a 360 gradi, ma niente. questa è solo una delle scene meravigliose di questo film. che stanotte hanno dato su italia 1. e io che mi ero svegliato incazzato perché non riuscivo più a dormire, mi sono riconciliato con il mondo. andando a ruota libera: ash, il protagonista, viene morso dalla testa mozzata & indemoniata della donna che si era portata in un questa casa isolata, e allora con la testa attaccata alla mano, va nel capanno (tutte le case americane hanno un "capanno") dove ci sono gli strumenti di falegnameria fra cui una morsa. mette la testa nella morsa e le fa la festa. poi, dopo che succedono altre cose, ash, che intanto si è mozzato la sua stessa mano, quella morsa, perché si era indemoniata pure lei (e lo picchiava), si "monta", grazie a degli appositi anelli metallici, una sega elettrica al moncherino. con la sega elettrica mozza le canne a un fucile e così, armato di sega elettrica a fucile a pallettoni, fa il culo ai mostri. che altro dire? cosa aggiungere? sono commosso...

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giovedì, aprile 19, 2007

bah...


l'orologio borghese

l'orologio contava le ore, i minuti e i secondi. le sue lancette si inseguivano, si raggiungevano e poi si allontavano di nuovo invertendo i ruoli. la lancetta che prima inseguiva diventava poi quella inseguita. ecceter. d'altra parte, cosa avrebbe potuto fare un orologio? era stato costruito apposta per fare tutto ciò. e non poteva fare diversamente. salvo che qualcuno si dimenticasse di dargli la carica ogni tanto. quindi questo orologio si comportava esattamente come ci si sarebbe aspettato che si comportasse. era un orologio borghese. come tutti gli orologi, d'altra parte. o almeno, come tutti gli orologi che io ho visto e usato in vita mia. poi magari non escludo che ci siano orologi che si comportino diversamente, tipo che vanno al contrario eccetera. però siccome non ne ho mai visti, preferisco raccontare di un orologio come quelli che ho visto. e tutto sommato non mi sembra neanche un racconto esemplare o degno di nota. il contenuto si dissolve nella totale ordinarietà, e il significato... il significato uno può sceglierlo dallo scaffale dei significati (o dal barattolo, dipende da come uno la pensa in materia di migliore conservazione della cosa in oggetto), e mettercelo dentro. tipo panino imbottito. apre il racconto e ci mette dentro un significato. e poi se lo mangia e lo assimila. ma tornando al discorso, il fatto che quanto sopra raccontato a proposito dell'ordinarietà degli orologi possa essere vero, non rende gli orologi meno utili. o meno inutili. anche questo dipende dai punti di vista.

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mercoledì, aprile 18, 2007

diseredati

plis, clic tu enlarsc (trad. please, click to enlarge)

no, niente, a uno ho messo il cappello.
p.s. ho cambiato il post, spero che nessuno dei commentatori se ne abbia a male.
p.p.s. consiglio l'ascolto di "In the neighborhood", di tom waits mentre si guarda l'immagine ingrandita. se fossi più bravo col pc ce l'avrai messa di sottofondo. rocco o i&i, potete darmi una mano?

un'idea fortificata


sto girando intorno a un'idea molto bella da esprimere, ma quella non mi permette di avvicinarmi. sto provando manovre diversive, in modo tale che si distragga e possa attaccarla alla sprovvista, ma ella è molto attenta e non si lascia fregare tanto facilmente. solo che è assediata. alla fine o la faccio mia o la faccio saltare in aria. tipo che metto delle mine intorno e così o esce allo scoperto e salta in aria, o mi fa entrare e si fa prendere. ma non vorrei ricorrere a misure così drastiche. preferirei che si lasci prendere. conviene anche a lei, stupida che non è altro. il mio sarà un dominio illuminato. le permetterò di continuare la vita di sempre, di mantenere le sue tradizioni eccetera. certo, il capo assoluto sarò io. ma non ha scampo. quindi tanto vale arrendersi. anche perché se non mi lascia scelta, la faccio saltare in aria.
appendice - rocco loturzo wrote: secondo me le dai troppa enfasi, troppa inportanza...confermo la tesi del kaishe, le idee migliori bisognia cagarle a spruzzo..cosi sono loro a girarti intornoperò devi avere anche il coraggio di sostituirle con idee meno importanti, meno valenti sul piano del tigullio.l'ideale è averne tante così peschi nel mucchioe se la giornata è buona...io, giustabbene per stare in argomento, sfaterei il discorso che le idee migliuori ce le hanno gli altri...mi spiego meglioin genere se hai una buona idea, ma non riesci a farla tua, c'è sempre uno stronzo che ti sta attorno e te la fotte.allora fatti furbo, fregati le idee buone degli altri, così senza alcuna fatica ti riempi di idee buone. solo che tale atteggiamento deve essere posto in essere con determinazione ai limiti della sistematica eprseveranza.una volta definito un ambito attraverso il quale tu, anche quotidianamente, possa attingere ad idee di terzi, direi anche a caso, ma ciò renderebbe il discorso poco metodico, vedrai che ogni giorno potrai freggiarti di possedere tante buone idee.ci sarebbe anche da dire che si potrebbe mettere su una catena di franciaising, ma certi presupposti a volte sono opinabili.allo stato attuale delle cose, non ho la benche minima idea di dove voglio arrivare.ma questa è tattica di una purezza esemplare, quasi allo stato puro.infatti mi apposterò nei dintorni, e farò mia ogni eventuale idea proveniente da commenti a posteriori. ROCCO Loturzo

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martedì, aprile 17, 2007

trombaviolino


chi si tromba la tromba? con chi tromba la tromba? un violino? e la tromba ci starebbe? c'è mai stata una storia d'amore fra una tromba e un violino? e soprattutto, perché farsi queste domande? a chi giova? a chi giove? a chi marte? a chi nettuno? perché scrivo queste cose senza senso che non hanno ragion d'essere? che significa avere ragion d'essere? chi ha ragion d'essere? forse tu, o lettore, pensi di averne? ma fammi il piacere!

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one disegn

plis clic tu enlarsc (trad. please, click to enlarge)

di mia iniziativa, quindi non "a grande richiesta", pubblico uno dei disegni del video. anzi non lo pubblico, ma è bugia.

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lunedì, aprile 16, 2007

struggente storia d'amore


sempre che la cosa non turbi nessuno, oggi devo parlare di una storia d'amore struggente. la storia d'amore tra una principessa e un cavaliere. che in realtà erano una puttana e un netturbino. un giorno il netturbino la spazzò via dalla strada insieme ad altre immondizie, ma se ne accorse appena in tempo. se la portò a casa, la pulì, e la mise sul divano. quando la puttana si svegliò non capì dove si trovava. il netturbino le portò un caffé. e senza dire una parola i due bevvero il caffé guardando la televisione. davano ok il prezzo è giusto. il programma faceva schifo a entrambi ma nessuno osava dirlo pensando che l'altro o l'altra fosse interessato\a. dopo ok il prezzo è giusto, mandarono un programma di cucina. e i due avevano entrambi fame. ma nessuno osava dirlo pensando che l'altro\a non ne avesse. finito il programma di cucina, i due capirono di amarsi. ma nessuno osava dirlo pensando di non essere ricambiato\a. e fu così che la puttana ringraziò il netturbino per il caffé e l'ospitalità, e andò via. e non si rividero mai più.

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sabato, aprile 14, 2007

astruseria gratuita



i disegni sono miei. per il resto, non sento di dovermi giustificare.

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venerdì, aprile 13, 2007

un poeta e un libro


Frank si stabilì giù a valle, e appese i suoi anni avventurosi a un chiodo che aveva piantato in mezzo alla fronte di sua moglie. Vendeva arredamenti usati per ufficio, là sulla Fernando Road. Fece un mutuo di 30mila dollari al quindici e un quarto per cento, e diede un anticipo per una casa con due stanze da letto. Sua moglie era un rottame aeronautico, faceva ottimi bloody mary, teneva quasi sempre la bocca chiusa, aveva un piccolo chiuaua di nome carlos che aveva una specie di rogna ed era completamente cieco. Avevano una cucina modernissima, forno autopulente (e tutto il resto). Frank guidava una piccola Sedan e così erano felici.
Una notte Frank si mise sulla strada verso casa dopo il lavoro, si fermò al negozio di liquori, prese un paio di Mickey’s Big Mouth, li scolò in macchina diretto alla stazione Shell, prese un gallone di benzina in una tanica, guidò verso casa, cosparse ogni cosa dentro casa, le diede fuoco. Non aveva mai sopportato quel cane.
Tom Waits
questo ed altro nel libro di cui sopra.

tradimenti


tramite la posta del cuore la gente comunica i propri sentimenti a delle persone sagge che gli danno ottimi consigli. tipo: "mio marito mi tradisce con la puttana sotto casa, come mi devo comportare?", e il consiglio è: "truccati e vestiti da puttana, scendi sotto casa, e fai concorrenza alla puttana quando scende tuo marito". il problema è che il marito preferì la puttana e, non riconoscendo la moglie, disse: "ma chi è questo cesso che spera che qualcuno la paghi per fare sesso con lei, hahaha!". quindi in quel caso il consiglio non fu un buon consiglio, anzi, un pessimo consiglio. questa è una storia triste. me ne rendo perfettamente conto. soprattutto per una donna che si sente trascurata e mette sotto i piedi la sua dignità di donna pur di riprendersi il marito. ma purtroppo è successa veramente. non so quando né dove, ma ne sono sicuro. dentro di me. se l'ho raccontata è solo per segnalare questi problemi delle donne che vengono tradite dai mariti con la puttana sotto casa.

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giovedì, aprile 12, 2007

parole sante - kurt vonnegut


ho appena appreso che ieri è morto kurt vonnegut. rubo da un commento all'ultimo post del blog dell'immaginauta questo piccolo esempio della sua grandezza, un inno agli scrittori di fantascienza.

"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi, quello che ci fanno gli equivoci tremendi, gli errori, gli incidenti e le catastrofi. Voi siete i soli abbastanza stupidi per tormentarvi al pensiero del tempo e delle distanze senza limiti, dei misteri imperituri, del fatto che stiamo decidendo proprio in questa epoca se il viaggio spaziale del prossimo miliardo di anni o giù di lì sarà il Paradiso o l'Inferno."
Kurt Vonnegut

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dita

io del resto non è che posso (no, il congiuntivo il più delle volte non lo sopporto) definirmi pienamente allineato con il pensiero dominante in materia di saltimbanchi professionisti. d’altra parte è un argomento su cui sono in pochi, e io non sono fra quelli, a saperne qualcosa. direi che quelli che ne sanno qualcosa si possono contare sulle dita di una mano. o forse anche di due. diciamo sulle dita di due mani e un piede. di più non oso, ma potrebbe anche darsi. ci tengo a precisare e a ripetere, però, che non sono fra quelle dita e che, fosse per me, quelle dita le taglierei e al posto loro ci metterei tipo dei chiavistelli o dei razzi interplanetari che partirebbero direttamente dalle falangi per viaggi pieni di mistero e avventura. o ci metterei tipo cose da mangiare, in modo tale da evitare di perdere il tempo necessario per prendere un panino, perché il panino sarebbe già montato sulla mano e uno se lo potrebbe mangiare direttamente. o comunque delle cose più utili delle dita. dipende dai casi. perché le dita sono molto versatili, ma poco utili a scopi precisi. tipo per esempio le dita non possono essere usate come trapano per forare materiali duri come il titanio o l’acciaio inossidabile. ma possono essere usate per afferrare strumenti utili a questo scopo. pertanto, il problema dita presenta un passaggio in più rispetto allo strumento bello e pronto. allora invece di impiegare risorse di tempo e di soldi per costruire robot che simulino le mani, secondo me sarebbe più economicamente conveniente sostituire le dita con gli attrezzi utili allo scopo di volta in volta individuato. si salterebbe il passaggio dell’afferrare quegli strumenti e si eviterebbero gli sforzi per inventare robot che sostituiscano le mani al semplice scopo di afferrare gli strumenti utili allo scopo di volta in volta individuato. e chi non ci ha mai pensato, è solo per superficialità e scarsa capacità di riflettere. sulle cose bisogna riflettere e non fuggire. soffermarsi e pensare. questo bisogna fare. si avrebbero in questo modo molte meno dita. si potrebbero altresì usare le dita per concimare i terreni brulli del terzo mondo. o farne degli stufati per i poveri. insomma in questa storia del taglio delle dita ci sono ampi margini di ottimizzazione del sistema. è una cosa semplice e sotto gli occhi di tutti. ma nessuno ci pensa.

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mercoledì, aprile 11, 2007

rifletto


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bolla


no niente è che stavo dentro di una bolla poi sono atterrato nel mio antro muscoso. a bordo di una bolla. fatta di birra. più o meno. birra e felicità. alieni e mostri della mente. tutti a bordo della bolla. facevano un casino. un alieno si è staccato un piede (loro possono) e l'ha lanciato a un mostro della mente che aveva le sembianze di un alieno che si può staccare un piede. anzi, erano la stessa cosa (o persona), quindi l'alieno di cui sopra si è lanciato un piede. il problema è che io stavo guidando la bolla. quindi mi sono un po' lamentato di questo comportamento inurbano. ma mi hanno sbeffeggiato invitandomi a concentrarmi sulla guida. a un certo punto la bolla stava per scoppiare e così ho deciso di fermarmi a una stazione di servizio per bolle dove ci sono i soffiatori, energumeni incappucciati che rinforzano il carapace bollesco (mi scuso per i tecnicismi) con un mantice a fiato preventivamente immerso un capiente paiolo di peltro ricolmo di mistura di sapone, birra e detersivo. fortunatamente la congenie di alieni e mostri della mente dopo un po' si è assopita e così finalmente ho potuto arrivare a destino. e all'atteraggio, sono scomparsi tutti e sono rimasto solo io. che ora qui scrivo.

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tornai

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