venerdì, agosto 31, 2007

il cavolo

Facciamo finta che stiamo entrando dal dentista… si sente quell’odore particolare di denti segati e disinfettante, e il ronzio addomesticato del trapano… e già l’inquietudine comincia a farsi largo. Be’, se da qualche parte là vicino qualcuno sta bollendo cavoli, ci passa un po’. Ma addirittura se entriamo nella stanza di un serial killer, e quello si era dimenticato di spegnere sotto i cavoli, secondo me troviamo la forza di reagire, ridergli in faccia e non solo scappare, ma anche fargli del male. (E poi, eventualmente, chiamare la polizia.) Pertanto ritengo che l’odore dei cavoli, per quanto nauseabondo possa essere… eccetera eccetera. Ma questo non c’entra con quello che segue. Anche perché non segue un granché. Segue proprio pochissimo. Tipo un mezzo rigo o due in cui si cerca di chiudere un post sull’odore di cavoli bolliti. Quindi, alla fine, qualcosa centra. Fine. Col cavolo! Vado avanti a parlare di cavoli. Il cavolo, questo ortaggio da tutti bistrattato, invece possiede delle qualità nutrizionali senza pari. Vitamine, sali minerali e tante altre cose buone che fanno bene alla pelle. Molti dermatologi infatti consigliano impacchi di cavoli. In una tribù del centro Ubrazia è addirittura considerato sacro. Si inneggia al dio cavolo e lo sciamano va in estasi grazie a un suffumigio di cavoli. Predice il futuro, e fa altre cose. Peccato però che questo post, partito da una premessa sentita, sia andato poi deragliando verso contenuti a dir poco insulsi. Anzi, insulsi un cavolo. E peccato manco per niente. Volevo vedere se quei poveretti dell’Ubrazia sapevano leggere e avevano internet, se consideravano insulsi questi discorsi. Loro ai cavoli ci tengono. I tribali ubrazesi danno tanta importanza al cavolo che lo usano anche come pianta decorativa e animale da compagnia. Se lo portano dietro quando si fanno una passeggiata o nelle occasioni mondane. Non è che solo perché non esistono, possiamo arrogarci il diritto di dire peste e corna degli appartenenti a questa tribù dell’Ubrazia. Non si parla male degli assenti. Tipo Chicchessia Qualunque.

Etichette:

giovedì, agosto 30, 2007

Poccabinello

Poccabinello: gioco che consiste nel lanciarsi la palla finché uno dei due muore. Si usava in Giappone per i duelli fra le Geishe. Il problema era che in genere si protraeva troppo a lungo. E allora interveniva la madrina e sparava a una delle due. La particolarità di questo gioco era che vinceva chi moriva. E non chi sopravviveva. Quindi spesso siccome chi moriva non era tanto contenta in quanto moriva e chi sopravviveva non era tanto contenta perché perdeva, circa verso la metà del duello le due si mettevano d’accordo e si andavano a fare un tè o un samurai. Non prima però di aver pestato per bene la madrina che non aspettava altro che fare fuori una delle due. Ovviamente il Poccabinello me lo sono inventato. Ma questo non significa che non esista.
(nell’immagine, un incontro di Poccabinello)

Etichette:

parole sante - costumi di scena

Gli esseri umani, in fondo, non sono cattivi. Si lasciano solo entusiasmare dalle novità, e allora, magari, decidono di indossare abiti militari e sparare a qualcuno, oppure di indossare lenzuola bianche e linciare qualcun altro, o ancora di indossare jeans stinti e suonare la chitarra, davanti a qualcun altro ancora. Offrite alla gente un credo nuovo e un bel costume di scena, e vi si concederà anima e corpo.

Etichette:

cucina astrusa - spaghetti all'anguria

Prendete un’anguria. Fatela sobbollire per circa mezz’ora in abbondante acqua salata. Nella stessa acqua, dopo la mezz’ora, aggiungete la pasta, preferibilmente spaghetti o simili. E fatela cuocere per il tempo che si consiglia sulla confezione. O un po’ di meno, se vi piace leggermente al dente. O un po’ di più se vi piace leggermente scotta. Insomma, dipende dai gusti. Ma in quanto scrittore di ricette, tocca precisare. Bene. Detto questo, scolate la pasta ma non fate cadere il brodo di anguria nel lavandino. Salvatelo e mettetelo da parte. In un tegame intanto avete fatto soffriggere un po’ di olio con odori a piacere. Questo perché mi ero dimenticato di scriverlo prima. Quindi fate ridurre poco per volta il brodo d’anguria nel tegame. Ne verrà fuori qualcosa di più denso del brodo. Credo. Quindi fate saltare gli spaghetti precedentemente scolati nel tegame e impiattate. Sopra alla pasta metteteci qualche pezzo di anguria a tocchetti. Non ho idea di che sapore possa avere questa pasta però almeno non credo sia tossica. Pertanto, chi prova a farla e poi mi dice come è venuta, mi farà un piacere.

Etichette:

mercoledì, agosto 29, 2007

il futuro

In un ipotetico futuro visto con gli occhi di un antico egizio, una cosa come la televisione, una scatola o un quadro in cui si vedono persone che ballano, cantano, scopano eccetera, potrebbe sembrare più assurdo dell’idea di un uomo che impari a volare come un uccello. (Cioè vola punto e basta. Senza trucchi. Tipo l’aereo, il deltaplano o l’elicottero.) Quello che non va in questa premessa è che la televisione inquina. Così come inquina l’aereo, il deltaplano (è di plastica) o l’elicottero. Insomma, diciamolo, l’uomo non può fare un cazzo senza inquinare. Manco guardarsi la televisione. Niente di niente. Per non inquinare, l’uomo dovrebbe vivere dentro a una caverna senza fare una mazza. Perché magari pure che va a caccia, già fa le cose contro l’ambiente. Quindi dovrebbe mangiare vegetariano. Vivere dentro a una caverna. E provare a volare. Chissà, magari è questo il top dell’evoluzione: l’uomo vive dentro alle caverne, e sa volare. Si cura con le erbe e mangia vegetariano. Ma poi, un popolo tanto felice non causerebbe lo stesso problemi all’ecosistema? Primo: scoperebbero tutti come conigli, senza preservativo (è di plastica). Secondo: siccome ci si troverebbe al top dell’evoluzione, non ci sarebbero problemi di malattie eccetera. Non si correrebbe, quindi, il rischio della sovrappopolazione? E quindi, poi, della desertificazione? Tutto ciò non farebbe sì, cioè, che questo popolo si mangiasse quasi tutta l’erba del mondo? E gli animali? Poi gli animali che cazzo si mangiano? Se cioè gli uomini si mangiano tutta l’erba, gli erbivori poi che cazzo si mangiano? E se gli erbivori si estinguono, gli animali carnivori che si mangiano? Si mangiano gli uomini? E gli uomini che devono fare? Per rispettare l’ambiente dovrebbero lasciarsi mangiare? No, c’è qualcosa che non va. Il consiglio è: Se volete immaginare il futuro, pensate a un ragazzino e al suo cane. E a un’estate che non finisce mai. (Neil Gaiman e Terry Pratchett – “Good Omens”- titolo in italiano, purtroppo: “Buona Apocalisse a tutti”.)

Etichette:

martedì, agosto 28, 2007

l'estate di astrosio

nient'altro che una carrellata di sguardi, odori, sapori, rocco, p.b., fambrus, giardino e altro, direttamente dall'estate. con nostalgia risentita nei suoi riguardi. la odio. e, ovviamente, la amo alla follia.

Etichette:

lunedì, agosto 27, 2007

i pezzi

finita l'estate, almeno da un punto di vista lavorativo, bisogna rimettere i pezzi a posto... visto che a mio insindacabile nonché apodittico giudizio l'estate mette disordine, nella vita, nell'amore, nel lavoro... dedico pertanto video, post e canzone a quelli a cui... tocca rimettere i pezzi a posto...

Came the night a mist dissolved the trees / And in the broken light colours fly, fading by. / Pale and cold as figures fill the glade / Grey is the web they spin, on and on, and on and on. / Through the flame still summer lingers on / Through her pictures soon shatter. / All, always the same, / But there appears in the shades of dawning. / Though your eyes are dim, / All of the pieces in the sky. / There was once a harvest in this land. / Reap from the turquoise sky, harlequin, harlequin, / Dancing round three children fill the glade, / Theirs'was the laughter in the winding stream, and in between. / From the flames in the firelight. / All, always the same, / But there appears in the shades of dawning. / Though your eyes are dim, / All of the pieces in the sky. / All, all is not lost / And light appears in the shades of dawning / Whey your eyes can see / Order the pieces, put them back, put them back.

[E' scesa la notte e una foschia ha fatto svanire gli alberi / E nella luce velata volano i colori che vanno sbiadendo. / Pallore e freddo, come figure, hanno riempito la radura / Grigia è la tela che stanno tessendo, sempre più fitta. / L'estate indugia ancora col suo splendore / Con i suoi quadri che saranno presto sgretolati. / Tutto è sempre lo stesso, / Ma qui appare nelle sfumature dell'alba, / Sebbene i tuoi occhi siano velati, / Da tutti i suoi frammenti nel cielo. / Una volta c'erano le messi in questa terra. / Mieti dal cielo turchese, arlecchino, arlecchino, / Danzandoti attorno tre bambini riempiono la radura, / Erano loro le risa nel ruscello sinuoso, / E tra di loro.Vicino al bagliore del focolare. / Tutto è sempre lo stesso, / Ma qui appare nelle sfumature dell'alba / Sebbene i tuoi occhi siano velati, / Con tutti i suoi frammenti nel cielo. / Non tutto, non tutto è perduto, / E la luce appare nelle sfumature dell'alba / I tuoi occhi pieni di lacrime possono vederla / Riordina i frammenti, rimettili a posto.]

Harlequin - Genesis "Nursery Crime"

sabato, agosto 25, 2007

Un bel niente

Two views of the hole in the universe: The left view shows a “cold spot” within the circle on a color-coded image of the full-sky cosmic microwave background, as seen by NASA’s Wilkinson Microwave Anisotropy Probe. The right view shows the same region on the Very Large Array Sky Survey, with blue indicating low radio emissions.
Lawrence Rudnick insegna fisica all’università del Minnesota. E, insieme alla sua equipe, ha scoperto un bel niente. Il bello è che è da sempre stato esperto di niente e ha, a quanto si dice in un articolo di Maura Lerner, sempre insegnato il niente ai suoi studenti. Inoltre ha organizzato un seminario in cui ha invitato parecchia gente a parlare di niente. Artisti, matematici, medici (per esempio l’effetto placebo). Giungendo alla conclusione che “nothing is everywhere”. Praticamente quindi scoprire un niente nell’universo per Rudnick deve essere stato molto eccitante. Ha scoperto un niente largo circa “6 billion trillion” di miglia. A quanti chilometri corrispondono di preciso sinceramente non saprei dirlo, però scommetto che sono tanti. Insomma, questo prof Rudnick ha scoperto nello spazio un buco di niente. Dove, contrariamente ai buchi neri*, non c’è proprio niente. Niente stelle, niente galassie, niente pianeti, niente meteoriti, niente nebulose, niente “materia oscura”, “dark matter”, ovvero il sostantivo con cui convenzionalmente si indica il “riempitivo” dell’universo. E infatti, pur essendo esperti di niente, neanche Rudnick si aspettava di trovare un Niente tanto grande. Tanto che ha detto che non sa se esiste una parola giusta per esprimere questa “cosa”. Io proporrei “Belniente”. Perché per uno come Rudnick deve essere stato come per un impressionista scoprire un campo di girasoli. Un niente magnifico, splendido, impressionante, maestoso e spaventoso. (No, l’esempio del campo di girasoli non andava bene.) Un bel niente. Ma anche un po’ impressionante, tanto che una collega di Rudnick, Liliya R. Williams, ha detto che quello che hanno trovato “non è normale, né da un punto di vista degli studi osservativi, né da quello delle simulazioni al computer sull’evoluzione dell’universo”. Questa notizia ha colplito il sottoscritto Astrosio (che parla in terza persona quando ha i suoi buoni motivi ma talvolta del tutto gratuitamente) sia perché appassionato di niente sia perché interessato all'astronomia: giusto per citare qualcosa, ma gli esempi potrebbero essere molteplici, si veda il post sul concetto di buco e l'intervista ad Alessandra Rotundi sulla cometa Wild-2. Tornando comunque al buco scoperto da Rudnick, si trova nella costellazione Eridanus, vicino al piede di Orione. Per chi ci volesse fare un viaggio però si deve segnalare che, come avverte Maura Lerner, potrebbe essere un po’ monotono.

*Un buco nero, al contrario, contiene materia estremamente densa.

Etichette:

quasi

C’era un tipo quasi socievole che un giorno quasi svenne quando vide una ragazza quasi bella della quale quasi si innamorò. Si chiese se fosse il caso di andarla a conoscere e quasi si decise di farlo. Ma siccome era solo quasi socievole, la ragazza era solo quasi bella e, soprattutto, era solo quasi innamorato... quasi cambiò idea. Quindi andò a conoscerla. In quanto quasi socievole, non fu facile. E la ragazza quasi stava per mandarlo affanculo. Poi però il tipo raccontò una barzelletta quasi divertente e la ragazza stava quasi per non ridere e quindi, dopo un attimo di silenzio, scoppiò a ridere. Soprattutto per l’espressione quasi intelligente che si disegnò sul volto del tipo quasi socievole dopo aver raccontato la barzelletta quasi divertente. E così i due divennero quasi amici, nel senso che si misero insieme, si sposarono ed ebbero quasi quattro figli infatti ne ebbero tre.

Etichette:

venerdì, agosto 24, 2007

Opinionismo Scientifico


L’opinionismo è quel fenomeno per cui in genere uno va da qualche parte e dice quello che pensa. Ritengo questa scienza di estrema importanza. Infatti sapere come la pensa un Chicchessia Qualunque è molto importante al giorno d’oggi. Al giorno di ieri, un po’ meno. Al giorno di domani non so, non azzardo previsioni. Pertanto non mi perdo una che sia una occasione di sapere che dicono gli opinionisti. Tipo in televisione o sui giornali. Ma è bugia. Me le perdo eccome. Il problema è che, pur avendo l’opinionismo nella massima stima e considerazione, l’opinionismo non fa per me. Per me fanno altre cose tipo i bucatini alla amatricina e le donne che la danno. Ma perché poi non esiste un opinionismo scientifico? Nel senso di dire: per me la forza di gravità non esiste. O per esempio: l’uomo senza gambe corre più veloce. E ancora: a mia opinione due più due fa cinquemilaseicentonovantanove. Secondo me si dovrebbe fare un tolksciò di opininonismo scientifico. Dove tutte le genti possono andare e presentare le loro teorie astruse sull’universo, il mondo, le scienze, la matematica, la medicina e così via. Secondo me sarebbe una trasmissione super. Dove tutto verrebbe sconvolto, modificato e magari uno direbbe pure cose giuste. Pertanto ho fatto il format di questo programma, l’ho depositato nella cassaforte di un notaio e così se qualcuno mi ruba questa idea poi mi deve dare molti soldi. BUAHAHAHAHAHA!!!

Etichette:

segnalazione

a febbraio astrosio intervistò l'immaginauta in quanto aveva avuto notizia (in che modo è indifferente) dell'imminente pubblicazione di un suo romanzo (La ragazza dei miei sogni) che sembrava interessante come effettivamente poi è stato dimostrato in maniera inequivocabile dal mio insindacabile giudizio. ma se non bastasse, a parte altri tipi di riconoscimenti, segnalo che sul sito http://www.bol.sapere.alice.it/ è stato scelto dalla redazione come libro consigliato, redazione che del libro ha fatto anche commento molto lusinghiero. piccole soddisfazioni.

Etichette:

mercoledì, agosto 22, 2007

Chicchessia Qualunque

C’era una volta uno, che chiameremo Chicchessia, di cognome Qualunque, che si chiamava effettivamente Chicchessia Qualunque. Il signor Chicchessia Qualunque non faceva niente di particolare. Non ci sono molte cose da dire sulla vita di Chicchessia Qualunque. Tranne il fatto che un giorno decise di fare una pazzia e comprò un biglietto per un viaggio avventuroso da cui non fece più ritorno. Con il passare del tempo si perse quasi del tutto la memoria del signor Chicchessia Qualunque. Tanto che molti dubitarono della sua effettiva esistenza. Ma siccome tutto ciò successe prima dell’anagrafe ma dopo il catasto, ci sono aspre dispute fra gli studiosi sulla sua effettiva esistenza.

Etichette:

martedì, agosto 21, 2007

colori sobri

c'era uno stilista che aveva dei gusti molto sobri e pertanto trovava pacchiano il colore del cielo. tutto quel celeste sgargiante era roba da zitella grassa amante dei fiori. molto meglio sarebbe stato un fumo di londra. molto più sobrio, elegante, discreto. non quel celeste sparato, completamente out. per non parlare poi del tramonto, con tutti quei colori messi a cazzo tipo il rosa, il verde pistacchio, il blu cobalto e il rosso carminio. sembrava il volto truccato di una puttana. ma che cattivo gusto aveva la natura, pensava lo stilista. secondo lui sarebbe stato più opportuno un tramonto con colori che si intonavano. per esempio, azzurro che sfuma verso un grigio scuro. ovvero un bianco avorio, coloniale, che sfumava verso un grigio panna. quelli sì che sarebbero stati dei tramonti eleganti. non quelle pacchianate di colori misti a caso. per non parlare poi di quanto pacchiano era l'arcobaleno. ogni volta che ne vedeva uno, lo stilista strillava di disgusto: "orrore! terribile! toglietemelo davanti!". e i suoi assistenti si affrettavano a mettergli addosso degli occhiali studiati apposta per lui che modificavano i colori rendendoli tutti dei toni e delle gradazioni che piacevano allo stilista. e così decise che non poteva starsene con le mani in mano a guardare la natura deturpargli il cielo e i tramonti. e scrisse una serie di articoli veementi contro questo cattivo gusto. ma siccome a quei tempi era vietato, lo condannarono a morte.

Etichette:

lunedì, agosto 20, 2007

Astrosio è tornato. Bentornato. Insomma, non poi tanto. È tornato intero, e questa è già una conquista.
Tre sono le cose degne di nota occorsegli nell’intervallo.
a) Ha trovato una faccia in un albero nel suo giardino. b) Ha sfiorato la rissa in quanto sosteneva di non essere a conoscenza dei prezzi delle case di Melegnano. c) Ha scoperto un nuovo stato della mente che va sotto il nome di “Digestione Mistica”.
Ma andiamo per ordine.
I. Una mattina, durante una prima colazione sulla veranda in compagnia del di lui fratello, Astrosio ha notato che un carrubo nel suo giardino aveva una faccia. E così senza perdere tempo Astrosio ha preso la macchina fotografica e ci ha tirato le foto che chiunque può vedere qui sopra. Ancora non sa cosa significhi il tutto, ma di certo non ha chiamato giornali e telegiornali e non ci ha visto padripii, madonne, buddhi, santi e robe del genere. Se proprio deve scegliere, Astrosio tifa Barbalbero (ovvero un Ent del Signore degli Anelli, per chi si fosse perso il film e\o non avesse letto il libro). (Poveraccio.) E insomma non gli sembrava una buona idea chiamare i giornali per dirgli che c’era Barbalbero nel suo giardino. Eppure, come si può vedere dalla foto, la cosa sembra abbastanza inequivocabile. Non del tutto, ma abbastanza.
II. Durante una serata a dei tavolini di un bar, Astrosio si sente chiamare da una sua amica che gli dice: “Astro, questo mio amico si è comprato la casa a Milano”. Astrosio si avvicina, si presenta e gli chiede: “in che zona di Milano?”, e quello: “a Melegnano.” Al ché Astrosio fa un gesto con la mano e dice : “Ah! Melegnano…” e quello (lo giuro su dio, la madonna, i santi, buddha, maometto, o su chi, a vostra scelta, vi sta in qualche modo a cuore): “cosa vorresti insinuare?!” e Astrosio, esterrefatto, gli risponde: “Nulla, solo che non ho idea dei prezzi delle case di Melegnano.” E quello: “No! tu con quel gesto hai riassunto disprezzo per la mia scelta!” (vabbe’, non ha detto proprio così ma più o meno). E Astrosio: “Ma va! Comunque, se ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio ti chiedo scusa.” E quello: “No! col cavolo! Tu hai praticamente detto che Melegnano è una zona di merda e mi stai prendendo per culo! PAGLIACCIO!”, al ché Astrosio ha fatto il giro del tavolino, gli ha battuto una mano sulla spalla e gli ha detto: “Alzati, e facciamo a botte!” e quello: “No, ma che dici! Non è questo il senso di quanto da me affermato in precedenza!”. E Astrosio: “e vabbe’”, e torna dall’amica. Ma quello: “Tu però mi hai offeso, non dovevi permetterti di farmi quest’affronto!”. E Astrosio: “Ma di che cazzo stai parlando!?!? Cosa stracazzo me ne strafotte di dove straminchia ti sei comprato quella rottinculo di una fottutissima casa??!?! Ti ho detto, se vuoi insistere alzati e facciamo a botte, altrimenti non rompermi più i coglioni!” e quello: “No, tu ti sei comportato veramente male! Sai quanti sacrifici ho fatto per comprare quella casa?!?! Ti rendi conto di quanto mi hai ferito?!?!” e Astrosio: “O, ma chi stracazzo ti conosce?!?! A te e a Melegnano!?!?!” e quello: “No, perché tu con quel gesto…” al ché Astrosio esasperato si è scusato con la sua amica, è andato dal tipo e gli ha detto: “Ma vatteneaffanculo, coglione!” ed è tornato dai suoi amici con cui ha brindato e scolato birre per tutta la notte, infastidendo avventori e molestando donne. Giuro. (Tornato a casa verso le sei o le sette del mattino, Astrosio si è svegliato nel suo letto senza ricordare minimamente come ci era arrivato. n.d.r.)
III. Tale Rodolfo, uomo di saggezza infinita, ha regalato ad Astrosio una definizione di bellezza e profondità senza pari o quasi. Tale definizione si è dilatata nell’animo di Astrosio, assumendo contorni specifici e giustificazioni morali e intellettuali sulle quali non mi dilungo anche perché noiose, probabilmente gratuite e di nessun interesse. Ma però la definizione in oggetto è stupenda. Trattasi della DIGESTIONE MISTICA, ovvero quello stato della mente in cui si precipita, soprattutto in estate, dopo una mangiata galattica magari di frutti di mare crudi, pepata di cozze, cavatelli ai frutti di mare, frittura di pesce, cozze gratinate, spigola di un chilo e mezzo, caffé, amaro, amaro e amaro. Da Lucio. A Torre C. Ecco, dopo una mangiata del genere in genere si sperimentano stati mentali e sensazioni unici nel loro genere. Il mondo sembra prendere a galleggiare (come effettivamente la scienza dimostra che faccia). E si prende coscienza del proprio posto nell’universo. E si comprende in un lampo il senso della vita, il da dove veniamo e il dove andiamo. Peccato che dopo si dimentica il tutto. Se si vuole, nello stato di D.M., si può provare a visualizzare ogni sorta di mistica entità di cui siamo a conoscenza e non. Nel senso che capita a volta di visualizzare entità mistiche di cui non siamo a conoscenza ma che di sicuro mistiche sono. Ma questo è un altro discorso. Il discorso importante è che Rodolfo mi ha regalato questa definizione e gliene sarò per sempre grato. Per quante volte vinca e mi elimini a poker hold’em.

Ecco, questa in tre semplici punti l’estate di Astrosio. Che è stata anche altro. Ma se si dilungasse, Astrosio finirebbe tipo per fare il diario e non un blog astruso. E ad Astrosio, dei diari, suoi o di altri, non gliene frega un cazzo. Tranne se commestibili.

Etichette: