la casa sulla scogliera
pubblico per la prima volta un racconto che ho scritto per i fatti miei nel senso che non ho scritto pensando al blog. ovviamente sono ammesse critiche, complimenti, commenti di ogni sorta, premi in denaro, offerte di soggiorno in posti esotici, varie ed eventuali. aj, sì! è un racconto horror.
Penso sia opportuna una premessa. Nello spazio la destra e la sinistra sono definizioni che cambiano al cambiare del punto di vista dell’osservatore; così come “avanti” e “dietro”, tanto che spesso usiamo queste definizioni in base ad alcune variabili, come il nostro stato psicologico: non possiamo dire con assoluta certezza e oggettività se siamo il primo degli ultimi o l’ultimo dei primi in una fila, o se un bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto.
E così cambiamo il nostro modo di esprimerci, a secondo se il bicchiere lo vediamo mezzo pieno o mezzo vuoto; e, in fin dei conti, cambiamo la realtà dei fatti, definendo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Questa elasticità che abbiamo quando ci riferiamo alla supposta realtà “materiale” delle cose, lo spazio e i volumi negli esempi fatti, manca quando si parla di tempo. Avanti o indietro nel tempo per noi significano cose chiare, chiarissime. Prima e dopo, altrettanto.
Eppure la scienza sembra avere dei dubbi, a tal proposito, da una cinquantina d’anni a questa parte.
Questa storia è successa “davvero” a un secondo cugino di una zia acquisita di mia moglie, per cui userò solo le iniziali dei nomi dei protagonisti.
L, il secondo cugino della zia di mia moglie, si era da poco sposato con F . Disponendo di una consistente riserva di entusiasmo e di soldi, i due acquistarono una casa appena costruita in un complesso residenziale sulla scogliera di P., in Toscana.
Appena due mesi dopo il matrimonio, circa venti giorni dopo essersi stabiliti nella nuova abitazione, L e F traslocarono e vendettero la nuova proprietà.
Stando a quanto mi è stato riferito, nulla che non andasse: riscaldamento, posizione, comodità varie, tutto perfettamente in ordine.
I loro conti in banca erano a tal punto in buona salute che acquistarono una nuova casa prima di riuscire a vendere l’altra.
Non dettero alcuna spiegazione credibile per questo gesto, salvo qualche vaga allusione a delle presunte emicranie di F dovute alla vicinanza del mare.
Effettivamente la motivazione non era convincente, soprattutto per il modo frettoloso e vago con cui in genere veniva manifestata.
La zia di mia moglie voleva vederci chiaro, e decise di prendere in mano la situazione: “single”, 60 anni, parecchio tempo a disposizione, era tormentata da questa storia, doveva a tutti i costi saperne di più.
Decise così di invitarli a cena, invito che i due furono ben lieti di accettare essendo in corso il loro secondo trasloco nel giro di poco tempo.
La zia aveva preparato una strategia per spingerli a raccontare la verità. Ora, per farla breve, non so dire quale fosse di preciso questa strategia, ma si dimostrò efficace quando, al momento del dessert, e dopo aver inzuppato i due di Montepulciano e Limoncello, la zia fece la fatidica domanda.
L e F si guardarono negli occhi. I freni inibitori erano stati allentati dall’alcol e le loro difese erano notevolmente ridotte.
L considerò ad alta voce, rivolto a F, che la casa ormai era stata venduta, e non dovevano più temere che si spargessero certe voci... poi, con lieve imbarazzo, dopo un rapido sguardo alla zia, disse anche che della zia ci si poteva fidare. F abbassò gli occhi e annuì silenziosa.
L iniziò da una premessa: probabilmente erano stati vittime di un’allucinazione dovuta al Mezcal che avevano portato dal Messico, meta del loro viaggio di nozze.
La terza notte che dormivano nella nuova casa, i due giovani sposi avevano cominciato a sentire rumori e scricchiolii. All’inizio avevano pensato si trattasse di normali rumori di assestamento di una casa appena costruita, se non ché questi rumori si erano fatti di giorno in giorno più definiti, più chiari, finché una notte, verso le tre del mattino, distinsero chiaramente il rumore dello sciacquone e dei passi che si allontanavano dal bagno. I due, allora, eccitati e spaventati allo stesso tempo, si alzarono dal letto, si armarono di una pesante torcia elettrica e di un tagliacarte, e si avviarono verso la cucina, dove sembrava si fossero diretti i passi. La luce in cucina era accesa, F e L si spalmarono sul muro appena fuori dalla cucina, vicino alla porta e, pian piano, si sporsero fino a sbirciarci dentro. Una donna, di spalle, preparava un caffé in vestaglia. Sistemata la caffettiera sul fornello, la donna si girò verso di loro per andare a sedersi al tavolo al centro della stanza. La poterono così guardare in volto: era l’espressione stessa della tristezza, sciatta e spettinata, due profonde occhiaie marroni incorniciavano due fessure strette in cui a stento si distingueva il bianco degli occhi. La donna si sedette a una delle sedie intorno al tavolo, puntò i gomiti sul tavolo e si prese la testa fra le mani. E dopo un attimo scoppiò a piangere. L e F erano quasi decisi a venire allo scoperto per consolare la donna, senza chiedersi perché e per come, quando la donna si alzò dalla sedia con uno scatto improvviso, andò verso la credenza, aprì il cassetto, tirò fuori un coltello e si incise profondamente le vene dei polsi spargendo sangue sul pavimento della cucina. L stava per andare a soccorrerla quando si sentì tirare da dietro: F, perdendo i sensi, si aggrappava a lui in un estremo residuo di coscienza. L riuscì a prenderla in tempo ed evitarle di cadere a peso morto sul pavimento ma, quando si rigirò verso la cucina per controllare la situazione, tutto era scomparso: non c’era più traccia della donna, del sangue, del caffè...
L trasportò F in camera da letto e la fece riavere con un po’ d’acqua fresca e qualche piccolo schiaffo sul volto. Quando F si riebbe, L le raccontò di come tutto fosse svanito nel nulla. La mattina dopo abbandonarono frettolosamente la casa, andarono ad alloggiare in un albergo e contattarono un’agenzia per la vendita della casa.
La zia raccontò la storia a mia moglie, e così è arrivata a me. Avendo fin da piccolo una consistente passione per le stranezze, la storia mi ha incuriosito a tal punto che ho fatto di tutto per avere un incarico dalla compagnia per la quale lavoro proprio a P., la località in cui erano avvenuti quegli eventi sconcertanti.
Dovendomi trattenere una settimana, nei momenti liberi provai a indagare.
Per prima cosa andai a vedere la casa: niente di particolare, se non il fatto che mi era stata descritta in modo nettamente migliorativo. Era, alla fine, abbastanza anonima, un cubicolo di cemento armato, circondato da un giardino stretto e squadrato a non meno di centro metri dalla costa, un punto in cui la sabbia lasciava il posto a delle formazioni rocciose che solo con grande slancio emotivo si potevano definire “scogliera”. Riuscii a contattare un appassionato di storia locale e gli chiesi se in quella posizione fosse mai sorta un’altra dimora, un cimitero o qualcos’altro, ma lo storico mi rispose che non gli risultava niente di tutto questo. Feci un salto dal notaio e, con non poca abilità riuscii a farmi dire a chi fosse attualmente intestata. Scoprii che negli ultimi tre anni la casa non aveva più cambiato proprietario. Probabilmente il fenomeno, se di fenomeno si trattava, non si era più ripetuto. Era intestata a un tale B.E.
Insomma, niente di interessante.
La settimana passò e io finii il mio lavoro.
Il giorno della partenza, scesi dalla mia stanza dell’albergo con le valigie e notai una certa agitazione. Dai brandelli di discorsi, confermati poi dalle notizie di un giornale locale che acquistai appena uscito dall’albergo, venni a sapere che una donna si era suicidata in paese quella notte.
In quella casa.
Si era tagliata le vene.
La storia finì per intristirmi, e provai a dimenticarmene. Tuttavia, una serie di coincidenze accadute di recente, mi spingono, se non a trarre conclusioni, quanto meno a riconsiderare l’intera vicenda.
La zia di mia moglie è morta di infarto poco dopo il suicidio della donna nella casa di P. Sembra sia stata abbastanza discreta nel divulgare la storia dei due sfortunati.
Mia moglie, in seguito a un brutto incidente, ha perso parte della sua memoria, per fortuna sembra aver perso il superfluo e conservato l’essenziale; giorno dopo giorno, sta lentamente ricostruendo un nuovo mondo di piccole cose, e i medici sono ottimisti. Hanno avvertito però che nessun ricordo precedente riaffiorerà, e tutto il superfluo sarà composto da ricordi nuovi; a detta dei medici, inoltre, non è assolutamente opportuno che qualcuno o lei stessa, provi a ricostruire il superfluo rimosso.
Anche L e F non ci sono più.
L è ormai da un anno rinchiuso in una casa di cura.
F è morta poco prima.
L e F avevano avuto un figlio, morto a due anni per un incidente domestico. L sporcò il suo dolore incolpando F della morte del figlio. E la lasciò. F, sola e disperata, si tolse la vita. L invece resistette per circa due mesi, prima di prendere l’abitudine di andare al parco vestito solo di giornali per annunciare la fine del mondo.
È una storia questa? Fatti e personaggi sembrano somigliare e sovrapporsi, seguendo una logica arcana, allineandosi come pianeti sulla carta di un astrologo, accomunati solo da una sorta di indifferenza al tempo che forse è solo la considerazione del tempo da un altro punto di vista... non so... o forse sono io che ricostruisco il tutto cercando di dare una logica al caso, un senso alla tragedia… dando peso alle allucinazioni di due pazzi e ai pettegolezzi di una vecchia zia… non so…
Abdico al foglio e alla penna il compito di recarne testimonianza; al lettore, se vorrà, la facoltà di trarre conclusioni.
astrosio 2007, all rights reserved
Penso sia opportuna una premessa. Nello spazio la destra e la sinistra sono definizioni che cambiano al cambiare del punto di vista dell’osservatore; così come “avanti” e “dietro”, tanto che spesso usiamo queste definizioni in base ad alcune variabili, come il nostro stato psicologico: non possiamo dire con assoluta certezza e oggettività se siamo il primo degli ultimi o l’ultimo dei primi in una fila, o se un bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto.
E così cambiamo il nostro modo di esprimerci, a secondo se il bicchiere lo vediamo mezzo pieno o mezzo vuoto; e, in fin dei conti, cambiamo la realtà dei fatti, definendo il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Questa elasticità che abbiamo quando ci riferiamo alla supposta realtà “materiale” delle cose, lo spazio e i volumi negli esempi fatti, manca quando si parla di tempo. Avanti o indietro nel tempo per noi significano cose chiare, chiarissime. Prima e dopo, altrettanto.
Eppure la scienza sembra avere dei dubbi, a tal proposito, da una cinquantina d’anni a questa parte.
Questa storia è successa “davvero” a un secondo cugino di una zia acquisita di mia moglie, per cui userò solo le iniziali dei nomi dei protagonisti.
L, il secondo cugino della zia di mia moglie, si era da poco sposato con F . Disponendo di una consistente riserva di entusiasmo e di soldi, i due acquistarono una casa appena costruita in un complesso residenziale sulla scogliera di P., in Toscana.
Appena due mesi dopo il matrimonio, circa venti giorni dopo essersi stabiliti nella nuova abitazione, L e F traslocarono e vendettero la nuova proprietà.
Stando a quanto mi è stato riferito, nulla che non andasse: riscaldamento, posizione, comodità varie, tutto perfettamente in ordine.
I loro conti in banca erano a tal punto in buona salute che acquistarono una nuova casa prima di riuscire a vendere l’altra.
Non dettero alcuna spiegazione credibile per questo gesto, salvo qualche vaga allusione a delle presunte emicranie di F dovute alla vicinanza del mare.
Effettivamente la motivazione non era convincente, soprattutto per il modo frettoloso e vago con cui in genere veniva manifestata.
La zia di mia moglie voleva vederci chiaro, e decise di prendere in mano la situazione: “single”, 60 anni, parecchio tempo a disposizione, era tormentata da questa storia, doveva a tutti i costi saperne di più.
Decise così di invitarli a cena, invito che i due furono ben lieti di accettare essendo in corso il loro secondo trasloco nel giro di poco tempo.
La zia aveva preparato una strategia per spingerli a raccontare la verità. Ora, per farla breve, non so dire quale fosse di preciso questa strategia, ma si dimostrò efficace quando, al momento del dessert, e dopo aver inzuppato i due di Montepulciano e Limoncello, la zia fece la fatidica domanda.
L e F si guardarono negli occhi. I freni inibitori erano stati allentati dall’alcol e le loro difese erano notevolmente ridotte.
L considerò ad alta voce, rivolto a F, che la casa ormai era stata venduta, e non dovevano più temere che si spargessero certe voci... poi, con lieve imbarazzo, dopo un rapido sguardo alla zia, disse anche che della zia ci si poteva fidare. F abbassò gli occhi e annuì silenziosa.
L iniziò da una premessa: probabilmente erano stati vittime di un’allucinazione dovuta al Mezcal che avevano portato dal Messico, meta del loro viaggio di nozze.
La terza notte che dormivano nella nuova casa, i due giovani sposi avevano cominciato a sentire rumori e scricchiolii. All’inizio avevano pensato si trattasse di normali rumori di assestamento di una casa appena costruita, se non ché questi rumori si erano fatti di giorno in giorno più definiti, più chiari, finché una notte, verso le tre del mattino, distinsero chiaramente il rumore dello sciacquone e dei passi che si allontanavano dal bagno. I due, allora, eccitati e spaventati allo stesso tempo, si alzarono dal letto, si armarono di una pesante torcia elettrica e di un tagliacarte, e si avviarono verso la cucina, dove sembrava si fossero diretti i passi. La luce in cucina era accesa, F e L si spalmarono sul muro appena fuori dalla cucina, vicino alla porta e, pian piano, si sporsero fino a sbirciarci dentro. Una donna, di spalle, preparava un caffé in vestaglia. Sistemata la caffettiera sul fornello, la donna si girò verso di loro per andare a sedersi al tavolo al centro della stanza. La poterono così guardare in volto: era l’espressione stessa della tristezza, sciatta e spettinata, due profonde occhiaie marroni incorniciavano due fessure strette in cui a stento si distingueva il bianco degli occhi. La donna si sedette a una delle sedie intorno al tavolo, puntò i gomiti sul tavolo e si prese la testa fra le mani. E dopo un attimo scoppiò a piangere. L e F erano quasi decisi a venire allo scoperto per consolare la donna, senza chiedersi perché e per come, quando la donna si alzò dalla sedia con uno scatto improvviso, andò verso la credenza, aprì il cassetto, tirò fuori un coltello e si incise profondamente le vene dei polsi spargendo sangue sul pavimento della cucina. L stava per andare a soccorrerla quando si sentì tirare da dietro: F, perdendo i sensi, si aggrappava a lui in un estremo residuo di coscienza. L riuscì a prenderla in tempo ed evitarle di cadere a peso morto sul pavimento ma, quando si rigirò verso la cucina per controllare la situazione, tutto era scomparso: non c’era più traccia della donna, del sangue, del caffè...
L trasportò F in camera da letto e la fece riavere con un po’ d’acqua fresca e qualche piccolo schiaffo sul volto. Quando F si riebbe, L le raccontò di come tutto fosse svanito nel nulla. La mattina dopo abbandonarono frettolosamente la casa, andarono ad alloggiare in un albergo e contattarono un’agenzia per la vendita della casa.
La zia raccontò la storia a mia moglie, e così è arrivata a me. Avendo fin da piccolo una consistente passione per le stranezze, la storia mi ha incuriosito a tal punto che ho fatto di tutto per avere un incarico dalla compagnia per la quale lavoro proprio a P., la località in cui erano avvenuti quegli eventi sconcertanti.
Dovendomi trattenere una settimana, nei momenti liberi provai a indagare.
Per prima cosa andai a vedere la casa: niente di particolare, se non il fatto che mi era stata descritta in modo nettamente migliorativo. Era, alla fine, abbastanza anonima, un cubicolo di cemento armato, circondato da un giardino stretto e squadrato a non meno di centro metri dalla costa, un punto in cui la sabbia lasciava il posto a delle formazioni rocciose che solo con grande slancio emotivo si potevano definire “scogliera”. Riuscii a contattare un appassionato di storia locale e gli chiesi se in quella posizione fosse mai sorta un’altra dimora, un cimitero o qualcos’altro, ma lo storico mi rispose che non gli risultava niente di tutto questo. Feci un salto dal notaio e, con non poca abilità riuscii a farmi dire a chi fosse attualmente intestata. Scoprii che negli ultimi tre anni la casa non aveva più cambiato proprietario. Probabilmente il fenomeno, se di fenomeno si trattava, non si era più ripetuto. Era intestata a un tale B.E.
Insomma, niente di interessante.
La settimana passò e io finii il mio lavoro.
Il giorno della partenza, scesi dalla mia stanza dell’albergo con le valigie e notai una certa agitazione. Dai brandelli di discorsi, confermati poi dalle notizie di un giornale locale che acquistai appena uscito dall’albergo, venni a sapere che una donna si era suicidata in paese quella notte.
In quella casa.
Si era tagliata le vene.
La storia finì per intristirmi, e provai a dimenticarmene. Tuttavia, una serie di coincidenze accadute di recente, mi spingono, se non a trarre conclusioni, quanto meno a riconsiderare l’intera vicenda.
La zia di mia moglie è morta di infarto poco dopo il suicidio della donna nella casa di P. Sembra sia stata abbastanza discreta nel divulgare la storia dei due sfortunati.
Mia moglie, in seguito a un brutto incidente, ha perso parte della sua memoria, per fortuna sembra aver perso il superfluo e conservato l’essenziale; giorno dopo giorno, sta lentamente ricostruendo un nuovo mondo di piccole cose, e i medici sono ottimisti. Hanno avvertito però che nessun ricordo precedente riaffiorerà, e tutto il superfluo sarà composto da ricordi nuovi; a detta dei medici, inoltre, non è assolutamente opportuno che qualcuno o lei stessa, provi a ricostruire il superfluo rimosso.
Anche L e F non ci sono più.
L è ormai da un anno rinchiuso in una casa di cura.
F è morta poco prima.
L e F avevano avuto un figlio, morto a due anni per un incidente domestico. L sporcò il suo dolore incolpando F della morte del figlio. E la lasciò. F, sola e disperata, si tolse la vita. L invece resistette per circa due mesi, prima di prendere l’abitudine di andare al parco vestito solo di giornali per annunciare la fine del mondo.
È una storia questa? Fatti e personaggi sembrano somigliare e sovrapporsi, seguendo una logica arcana, allineandosi come pianeti sulla carta di un astrologo, accomunati solo da una sorta di indifferenza al tempo che forse è solo la considerazione del tempo da un altro punto di vista... non so... o forse sono io che ricostruisco il tutto cercando di dare una logica al caso, un senso alla tragedia… dando peso alle allucinazioni di due pazzi e ai pettegolezzi di una vecchia zia… non so…
Abdico al foglio e alla penna il compito di recarne testimonianza; al lettore, se vorrà, la facoltà di trarre conclusioni.
astrosio 2007, all rights reserved
Etichette: bozze
62 Comments:
PRIMA. PRIMA, PRIMA, PRIMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!
Astrosio... come sei produttivo...
Astro'... a parte l'introduzione che paventando interpretazioni alternative dell'essere primo o meno, un po' mi indispone perche io sono PRIMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA...
la storia è davvero affascinante...
Se non esiste già un film con questi elementi, ti consiglio di scrivere subito subito la sceneggiatura e venderla... prima che lo faccia qualche lettore del tuo blog... e tu sai che gente strana passa di qua...
Detto ciò... pure i tuoi parenti un po' strani lo sono... ma pure tu, però...
SECONDAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
(devo allenarmi ancora un pò)
Ciao ASTROSIO my big love.......
che caspita è l'haikiu?????
Astrò, sono indietro e in un ritardo mostruoso. Giurin giuretto dopo mi leggo il tuo racconto e farò una critica accurata.....ma ora ho appena scoperto di aver vinto l'Ospel in data 12/7 quindi:
"ringrazio quelli che mi hanno votato, i miei genitori per avermi permesso di essere quello che sono...scusate sono un pò emozionata....ringrazio tutti quelli che mi conoscono. I miei programmi per il futuro sono quelli di finire l'università perchè lo studio è importante, poi vorrei una famiglia con tanti bambini e ovviamente vorrei fare tanta beneficienza per sconfiggere la fame nel mondo.Grazie ancora, non vi deluderò"
kaishe, grazie per il bel commento al mio racconto. sì, cerchero' di scriverla al piu' presto. anche perche' e' in parte il mio mestiere...
stef, sta nei commenti. al tuo ultimo post. l'haiku e' un componimento poetico di tradizione giapponese. che ha delle esigenze metriche e di argomento. e deve avere come oggetto un... oggetto. da paragonare possibilmente a una persona.
mercury, attendo numeroso.
ASTROSIO, il testo l'avevo letto, solamente mi mancava la definizione dell'haiku.
E con queste belle parole...... che immagino siano non vere, ma di grande effetto (!!!), ti comunico che da oggi non sei più cattivo.
Astro, all'inizio mi sembrava un pò banale, la solita storia di fantasmi....invece mi ha sopreso piacevolmente nel finale!! storia tristessima, ma coinvolgente!mi piace molto e mi piace immaginarti, chissà perchè, disegnatore di fumetti!!
Se mi concedi una battuta:
La morale è: "fatti i c...i tuoi, che è meglio!?!"
ok, stef. tutto appianato allora. però non sottovalutare le parole. certo io non ti ho mai visto, ma sono state scritte per te. pertanto a te sta decidere se sono vere o no. quindi, chi te la fa fare a decidere che non sono vere?
mercury, grazie. l'ho scritto proprio pensando di "stravolgere" un po' il senso dei soliti racconti di fantasmi. che, beninteso, io adoro. e consiglio a tutti un libro: "Guida alle case piu' stregate del mondo", ed. Castelvecchi. scritto dall'Immaginauta che ho intervistato per il suo ultimo libro ("La ragazza dei miei sogni"). per quanto riguarda la morale... be', al lettore la facoltà di trarre conclusioni! ;)
Ho capito, non fai il disegnatore di fumetti.....
no, ma ti giuro che mi piace disegnare.
Alèèè!! qualcosa l'ho beccata! il mio ego era inconsolabile e la mia fama di persona sensibile si stava accartocciando su se stessa!!
Nel caso, per il futuro, potresti mentire e darmi sempre almeno un pò di ragione? grazie!
senz'altro. (fanno cinque euro.)
Sento nell'aria un'astrusa curiosità attorno alla tua persona...
Astro'... c'hai "interessate"...
questo perché ancora non immaginate quanto sono bello.
segna, poi passo a pagare. Ho visto il tariffario. Sono disposta a pagare anche:
€ 10 per il servizio "due righe di lodi sperticate su caratteristiche fisiche e psicologiche"
Astro'... non sottovalutarci...
NOI IMMAGINIAMO, ECCOME!!!!
...
EQQUANTO!!!!
...
EPPERCHE'!!!!!
...
ECCETERA......
mercury, non ti preoccupare. poi facciamo un forfait.
kaishe, non credo possiate. sono bello oltre l'umana comprensione.
letto...
bella la riflessione sulla fila...
per il resto sai che provo invidia e soggezione, quindi leggo e basta!!!
mi raccomando la cartolina!!!
bello il fatto della fila. per il resto provi invidia e soggezione. ma e' bugia. tu vuoi solo andartene in vacanza e abbandonarci. e te ne vuoi uscire così. cmq la cartolina te la mando. o! se te la mando!
Diavolo mi hai scoperto!?!
e Ora come sistemo sto patatrak?
con l'attak! (che domande...)
ASTROSIO, tu mi hai visto.
Sono io che non ti ho mai visto.... anche perchè sei tu che non ti fai vedere!!!
io ti ho vista? quando? come? perche'? dimmi ti prego, che sono un guardone. (no, l'accento sulla e di che mi rifiuto categoricamente di metterlo!)
dopo "psycho" in tv e la lettura del brano di astrosio, mi accingo ad andare a dormire, sperando di non avere strane sorprese. Cmq nel 1992 abitai in una casa dell'east end che era infestata, poi ti diro'.
Ciaooooooo
adoro le case infestate. voglio a tutti costi sapere...
Buongiorno Astrosio... e tutti i "suoi" commentatori...
ben svegliata kaishe.
Non so di chi sia la casa da te illustrata, ma è bellissima!
mah... neanche io so di chi sia. però mi sembrava idonea.
in qualità di me stesso,
dopo aver compiuto uno sforzo epico e sovraumano accingiendomi alla lettura del testo,
dichiaro quanto segue:
critica di Rocco Loturzo
poche foto e immaggini
poche foto di donne nude
poche (anzi nulle) sciene di sesso
poche descrizzioni di cibbi
poche descrizzioni di femmine
in sostanza il racconto si distingue per origginalità e tempi narrativi ma a me non mi piacie
costruttivamende criticando
Rocco Loturzo
Astrò, ma lo sai ke sei meglio di Stephen King? Anzi... t dirò... tu sei proprio The BLOG-KING!!!:))
e poi pochi polpi (uno almeno sugli scogli potevi mettercelo)e
pochi amici di Rocco(ti amo)
ma andate a cacare io c'ho i miliardi a palate!!!
... e noi c'abbiamo m...a a palate, secondo il tuo graziosissimo invito!!!
vedo che in mia assenza si combatte. cacca contro miliardi. chi vincerà questo epico scontro? i miliardi sommergeranno la cacca? o la cacca sommergerà i miliardi?
Bello, ma non la potevi far morire in altro modo? che ne so, autosgozzata. Le vene (argh, quella parola!) mi fanno impressione.
morti.
....e risorti
volevo il sangue.
ASTROSIO VADO A PRANZO. NON SO SE MI SPIEGO.
ok. cosa prendi? una bistecca... al SANGUE?!?!!? BUAHAHAHAHAHA!!! (ma come mi vengono certe battute meravigliosamente spiritose, dico io!?!?!)
hei Meeen
Fantastic!!
come here in Loos EEngielees
I have an incredible aidia ebout your story!!
SJC
mia ssocio aq uelllo che ha detto la mia anonimissima fan che stimo e ringrazzio di quore
ahi ahi ahi...
mi fa male il fianco!!!!
.....sììììììì Astrosio, una bella bistecca rosso sangue.....eh eh eh.
Ma lo sapevi che di secondo nome facevo Vampiria ??????
se fosse vero ti regalerei una maglietta. anzi, ne farei una apposta. tipo con il nome...
...con il nome, dicevo, VAMPIRIA, a caratteri cubitali. e poi tipo un'opera di trasferellismo ideata per l'occasione...
Ciao ASTRO'. Me la colgo.
Scusa Astrò, e dopo ttt sto successo... quand'è ke fai il 2? :)))
Vampiria
il tuo tempo è finito
fatti da parte e lasciami spazio
o te ne pentirai amaramente!!
oh per san gennarino
che brutta fino!!
bistecca al sangue si..
ma solo di chianina
mi raccomando!!
Uè!!
nun me toccà a'ggennarino mio!!
Annunciare la fine del mondo vestito di giornali. Ecco come risolvere la disoccupazione!I mestieri dobbiamo inventarceli!!
Il racconto è bello, Meglio di tante cose che si trovano il libreria.
BUONGIORNO ASTROSIO.
Sukia, non rompere, c'ero prima io
Ben detto Stef...
Sukia il tuo posto è in coda...
Anzi, dopo la coda... di COMETA...
Ciao KAI, smack, smick. smuck.
un buongiorno a kaishe e stef: buongiorno!
un grazie a bloggatomentale: grazie!
Yep Yep yep
una bbuona giuornata a tutti quanti
e ricordatevi che
chi schiaccia la coda a Felix il Gatto
riceve in regalo un baratto-
lo
yep yep yep
geppo benvenuto.
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