giovedì, ottobre 19, 2006

questo è un racconto - l'ispettore ugo

vincendo insicurezza e paranoia, pubblico qui un racconto che ho scritto stamattina.
se vi piace, ditemelo.
se non vi piace, ditemelo.
se vi piace a mezzo, ditemelo.
altrimenti, ditemi in che misura vi piace o non vi piace.
o non ditemi un cazzo.

l’ispettore espettorò.
aveva il catarro e una chitarra.
una voce ruvida, tipo tomueiz.
ma non era un ispettore. era un ex-ispettore.
ora era un investigatore privato.
e aveva una segretaria.
bella, bona e disponibile.
attirata dall’espettorazione, la segretaria entrò nel suo ufficio con addosso solo un asciugamano essendo appena uscita dalla doccia.
perché in questo ufficio c’erano tre stanze e un bagno.
e in estate la segretaria faceva la doccia lì, ogni mattina. perché arrivava sudata, diceva.
l’ex ispettore la spiava da un buco che aveva fatto fare appositamente nel muro del suo ufficio.
non perché ne avesse bisogno, ma perché gli piaceva spiarla.
tranquillizzò la segretaria, che tornò in bagno ad asciugarsi. e riprese a suonare.
l’ispettore, sebbene fosse solo un ex-ispettore, veniva chiamato ispettore da tutti.
anche dalla sua segretaria.
dai suoi clienti.
gli amici no, lo chiamavano ugo.
perché era il suo nome di battesimo.
ugo fumava e beveva e suonava la chitarra.
giri di blues improvvisati. con gorgheggi senza senso.
la segretaria adorava sentirlo suonare dalla sua stanza.
le note salivano e scendevano lungo le scale.
la segretaria picchiava i tasti del computer mentre chattava.
il ventilatore sul tetto girava rumoroso.
e il telefono non squillava.
non aveva incarichi.
l’ultimo era stato un pedinamento di una sedicenne che si prostituiva in cambio di ricariche telefoniche. solo servizi orali.
niente di particolare.
aveva avuto indicazioni precise. non doveva farsi scoprire, doveva solo capire dove andava, fotografarla in flagrante e portare le foto al padre.
e sinceramente non sapeva cosa se ne fosse fatto il padre di quelle foto.
ma era stato pagato abbastanza bene, cinquemila per la precisione, e l’ispettore preferiva farsi i cazzi suoi.
da allora era passato quasi un mese.
aveva pagato la segretaria, l’affitto dell’ufficio, le bollette, aveva fatto una spesa da bunker antiatomico (scatolame e cibi liofilizzati a lunga conservazione; birra, 24 litri di acqua minerale, caffé in polvere e solubile, caffé decaffeinato, surgelati da microonde), e si era sputtanato quasi tutto il resto in ristoranti, libri, dischi e dvd.
pensava a tutto questo mentre suonava.
ed era felice.
quella vita gli piaceva.
molto di più di quando era ispettore.
squillò il telefono.
la segretaria, come da sue disposizioni, rispose al terzo squillo.
la sentì declamare la litania rituale, e si preparò a prendere la telefonata.
il suo interno squillò un paio di volte, e l’ispettore alzò la cornetta e si avvicinò alla finestra aperta.
pensava fosse utile far sentire al cliente i rumori della strada.
secondo lui, era una cosa che metteva soggezione.
era una donna.
gli chiese di incontrarlo. e lui, fingendo di farle una concessione, le dette appuntamento per quel pomeriggio.
non gli era piaciuta la voce di quella donna.
ma si era fatto lo stesso un gran film.
pensava chissà che gran tocco di figa fosse.
invece, quando arrivò nel pomeriggio, le sue aspettative furono deluse.
era una donna minuta, magrissima, con i capelli di un colore indefinito, che facevano pendant con il vestitino estivo che portava, del tutto anonimo.
se c’era poi una cosa che detestava delle donne, era la borsa.
quella cazzo di borsa che si dovevano portare sempre appresso.
la odiava profondamente. non sapeva spiegarsi neanche lui bene perché, ma la odiava.
e questa aveva una di quelle robe lì che era quasi più grande di lei.
e l’effetto era assai ridicolo.
questa donnina smunta e bigia, con una borsa gigante.
gli dava fastidio.
la voce querula e il tono dimesso stridevano con la borsa gigante.
questo bastò all’ispettore per giudicarla: doveva trattarsi di una di quelle persone che si mostrano sempre umili e dimesse, ma che poi esplodono con cattiveria alla prima occasione.
sapeva che doveva guardarsene ed essere cauto.
dopo i convenevoli, l’ispettore cercò di arrivare al punto.
- mi dica…-
- si tratta di mio marito…- disse la signora piagnucolando e porgendogli una foto.
- sì… - si limitò a dire l’ispettore guardando la foto e trattenendo un sussulto.
- sono due settimane che è sparito. non lo vedo e non lo sento più da due settimane… -
- non lavora? -
- no, si è dimesso un anno fa, abbiamo un paio di appartamenti…-
l’ispettore valutò che la signora non la stava raccontando tutta. probabilmente avevano anche altri introiti, ma non gliene fregava più di tanto.
- è andata alla polizia? -
- no, non vorrei rendere ufficiale la cosa… -
- capisco. signora, prima di andare avanti le devo dire che ci sono dei costi. lo sa questo, vero? –
- sì, certo. e so anche che lei è un ex ispettore di polizia. per questo mi sono rivolta a lei. mi rassicura questo fatto. duemila come anticipo vanno bene? –
la signora, mentre diceva queste parole, tirò fuori dalla borsa una busta da lettera piuttosto gonfia.
- mi scusi se la pago in contanti – disse mentre gli porgeva la busta – ma preferisco così.-
era chiaro ormai che quella era donna ricca. nonostante il suo aspetto, nonostante la poca cura della persona, era una donna ricca.
mentre prendeva la busta l’ispettore cominciò a cambiare idea sulle borse delle donne.
- bene – disse l’ispettore – vuole una ricevuta? -
- no, si figuri…-
- ok. a questo punto signora io devo farle una domanda cruciale. è molto importante per me e per il mio lavoro. dal momento che mi ha pagato io devo fare bene il mio lavoro. ma per fare questo devo avere la sua massima sincerità e la sua massima fiducia. lei è disposta a darmi questa disponibilità?–
- certo, ispettore.-
- bene, dal momento che mi ha risposto positivamente, io ora le devo chiedere di rispondere ad alcune mie domande. queste domande potrebbero sembrarle in alcuni casi imbarazzanti e intime, ma se io devo fare bene il mio lavoro, ho bisogno che mi risponda. si sente pronta?-
- va bene… -
l’ispettore tirò fuori un block notes e una penna. li sistemò sul tavolo davanti a lui.
- perfetto. ora, signora, mi dica. lei lavora? –
- sì…-
- che cosa fa? –
- ho un’attività… un piccolo negozio di bigiotteria, articoli da regalo…-
l’ispettore prese appunti.
- capisco. come andavano le cose fra lei e suo marito? -
- bene. insomma, come sempre…-
- cioè? –
- cioè… mi scusi… sono un po’… -
- capisco, signora, mi creda. ma è fondamentale per me avere più dettagli possibili.-
- diciamo che non abbiamo mai avuto molta intimità… e negli ultimi tempi non ne avevamo proprio. ma ci siamo sempre rispettati molto. –
continuando a prendere appunti, l’ispettore rivolse alla donna altre domande.
- ha mai avuto il sospetto che avesse qualche altra… relazione? -
- no. questo no. aveva pochi interessi, un paio di amici con cui si vedeva di rado… -
un risolino soffocato della segretaria si sentì arrivare dall’altra stanza. stava sicuramente chattando, pensò l’ispettore. e questo gli fece venire in mente un’altra idea.
- per caso suo marito chattava, cioè… avete un pc in casa?-
- sì, lo uso per tenere un po’ di conti del negozio. ma lui è negato. non riesce proprio a… -
- ho capito. penso abbia provato a chiamarlo al cellulare. risulta spento o squilla e non risponde? –
- il primo giorno squillava. ora non squilla più. –
- quando ha fatto il suo ultimo tentativo?-
- ieri, mi sa… o forse l’altro ieri.-
- va bene. mi dà il numero di cellulare di suo marito? –
la signora gli dettò il numero e l’ispettore lo scrisse sul block notes.
- mi dia anche il suo ora. -
la signora glielo dette.
- ora signora, prima di congedarla, le devo chiedere di compilare un modulo, in modo tale che possa avere in archivio i suoi recapiti… le sue generalità e quelle di suo marito...-
- va bene…-
l’ispettore chiamò la segretaria e si fece stampare una copia del modulo.
la signora compilò il modulo e andò via.
"che botta di culo!", pensò l'ispettore mentre la signora-topo usciva dal suo ufficio.
fece passare cinque minuti d’orologio e poi chiamò la segretaria.
- mi dica ispettore…-
nonostante fra di loro ci fosse più che un’ottima intesa, gli piaceva che lei gli desse del lei.
l’ispettore tirò fuori dalla busta una banconota da cento. e la sventolò.
la segretaria sorrise, fece il giro del tavolo, gli si sedette sulle gambe e gli sfilò la banconota dalla mano.
l’ispettore colse l’occasione per palparle un po’ il culo.
e lei lo baciò sul collo, piuttosto a lungo e ridendo.
- vattene dai… - le disse.
- ok… - disse lei.
e andò via dolce e soave come sempre.
appena fu uscita, si mise al lavoro.
fece un paio di telefonate.
il fatto è che conosceva benissimo il marito della signora.
era un suo compagno di classe delle superiori. il più bravo della classe. un secchione molto benvoluto, in quanto sempre molto disponibile e sincero. aiutava sempre tutti. un po’ sovrappeso, con la faccia da cicciobello, goffo nei movimenti, l’ispettore aveva sempre pensato fosse gay.
dopo la scuola, l’ispettore era entrato in polizia. mentre il secchione era andato all’università carico di speranze e buoni propositi.
si erano persi di vista ma aveva saputo che aveva lasciato l’università senza laurearsi.
la cosa gli era stata detta da un altro loro compagno di classe, con cui era rimasto in contatto. uno di quelli che pensa che i tempi del liceo siano i migliori. e che trascorre le sue ore migliori a telefonare ai suoi vecchi compagni e a organizzare rimpatriate.
l’ispettore lo chiamò subito.
- ciao, ugo…-
- ugo! ciao! che bello sentirti! -
- beh, ogni tanto… -
- ci legherà per sempre il nostro liceo… mi hai chiamato per la serata? –
- ser… -
l’ispettore si interruppe. aveva capito che stava organizzando qualche cazzo di rimpatriata di cui lui non era al corrente.
- no, so già tutto – disse.
- a… hai bisogno di indicazioni per la strada?-
- no veramente volevo chiederti se hai notizie di antonio tucci.-
- antonio? sì, l’ho sentito ieri. per la serata. perché?-
- no niente, diciamo che ho incontrato sua moglie e gli volevo parlare…-
- sua moglie… mi ha detto che l’ha mollata. è venuta da te?-
- in un certo senso…-
- ma come ti conosceva… cioè voglio dire…-
- boh… non lo so…-
l’ispettore ci teneva a non fare sapere quando non era necessario i cazzi suoi. soprattutto al suo ex compagno di classe.
- vabbè, comunque se vuoi sentirlo, ti do il numero… ne ha uno che la moglie non ha… hai da scrivere? -
- sì, vai…-
l’ex compagno gli dettò il numero.
- bene, grazie -
- e di che? allora, ci vediamo sabato?-
- guarda non lo so… il problema è che avevo già un impegno… -
- dai vieni –
- dai, ti faccio sapere. te lo devo dire in anticipo? –
- beh, visto che ho prenotato per venti…-
- dai, domani o dopodomani al massimo ti chiamo –
la cosa andò avanti ancora per circa cinque minuti, finché l’ispettore non riuscì finalmente a toglierselo di dosso.
e chiamò subito antonio al numero segreto.
- sì? –
- antonio? ugo. –
- ugo… ugo? –
- terza B… ti ricordi? –
- ahaha, sì, certo, dimmi. mi stai chiamando per sabato? –
- no a dire la verità credo che il motivo sia più serio…-
- ah… –
- è venuta tua moglie qui in ufficio da me. –
l’ispettore fece una pausa per aspettare una reazione di antonio.
- in… in questura? – disse antonio.
- no, non sono più in polizia. ora mi sono messo in proprio.-
- ho capito… senti ugo, tagliamo corto. io sono gay. e non ne potevo più di mia moglie. tutto qui. ti basta? –
- antonio, guarda, ti dico le cose come stanno. tua moglie mi ha mollato duemila euro di anticipo. e io ho bisogno di soldi in questo momento. quindi me li sono presi. non le ho detto che ci conoscevamo perché temevo che potesse complicare la situazione.
- hai fatto bene. senti, puoi coprirmi ancora un po’?-
- figurati. dopo tutti i compiti che mi hai passato. –
- hahaha, fai male e pentiti, fai bene e scordati, è proprio vero –
- già. senti antò, hai intenzione di dirglielo a tua moglie?-
- si, ugo. devo solo rifiatare un po’… non è stato facile.-
- certo, ovvio. una sola cosa ti chiederei, quando glielo devi dire, ti va di incontrarla qui da me. sai, comunque ho preso dei soldi e insomma…-
- figurati. anzi, mi sembra un’ottima idea.-
- ok. beh, grazie di tutto allora.-
- grazie a te, ugo. ci vediamo sabato? –
- no, non credo antò. mi stanno sul cazzo ste cose.
- sì, non stento a crederci da quello che mi ricordo di te. vabbè, io invece ci vado. ti richiamo fra una decina di giorni e ti faccio sapere. o chiamami tu quando vuoi. ma non dare sto numero a mia moglie eh?-
- hehehe, è la prima cosa che farò –
- ma vaffanculo.-
- ciao antò –
- ciao ugo. e grazie ancora.
- niente, ciao.-
clic.
aveva risolto il caso in meno di un quarto d’ora.
con due telefonate.
la segretaria ridacchiava dalla sua stanza sullo sfondo dei tasti battuti.
le aveva comprato una webcam. probabilmente era in videoconferenza con qualche segaiolo.
onore ai segaioli, pensò l’ispettore. mentre si girava e prendeva la chitarra.
il ventilatore sul tetto girava rumorosamente.
la busta gonfia giaceva rassicurante sul tavolo.
l’ispettore espettorò e attaccò un giro di blues.

copyright astrosio 2006 - all rights reserved

9 Comments:

Blogger La GraCe said...

voglio anche io il bagno con la doccia in ufficio

19 ottobre, 2006 18:40  
Anonymous Anonimo said...

Facciamo qualcosa con questo racconto...

Sai cosa intendo....

La Segretaria

19 ottobre, 2006 19:26  
Anonymous Anonimo said...

lo Sodiamo.
se è d'accordo dica sì a rael.is.real @ gmail . com.
come da segnalazione diderotta.

19 ottobre, 2006 23:08  
Blogger Marisa said...

Mi piace un sacco, quando lo facciamo?

21 ottobre, 2006 09:09  
Blogger astrosio said...

non so. un ambiente. un attore musicista. un'attrice bona. e il gioco è fatto, I guess.

21 ottobre, 2006 10:46  
Anonymous Anonimo said...

http://www.rael-is-real.org/soda/?p=153

22 ottobre, 2006 11:39  
Anonymous Anonimo said...

beeello questo...mi ricorda un mio compagno del liceo, che ora è in polizia...cioè, in realtà, non è più ispettore adesso...

23 ottobre, 2006 14:14  
Blogger astrosio said...

ogni riferimento... eccetera.

23 ottobre, 2006 16:08  
Anonymous Anonimo said...

veramente molto carini

30 ottobre, 2006 02:12  

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