la fuga
Capii ad un tratto che tutto era compromesso, e scappai. Non c'era niente che potesse trattenermi. ci sono posti in cui non si deve rimanere, e cose che non si devono fare. punto. Ebbi tuttavia la forza di non trascinarla per le lunghe. E, come ho gia' detto, scappai. E andai nel posto dove ero stato meglio in tutta la mia vita, dove tuttora male non si sta.
Faceva un freddo cane. Si era appostato vicino al bancomat e batteva i piedi a terra. Appena fuori dal cono di luce proiettato da un lampione. Un berretto di lana calcato sulla testa e il bavero alzato. Era pronto alla lotta, anche. Non era orario da vecchiette. Se qualcuno faceva bancomat a quell’ora, di certo non sarebbe stata una vecchietta, o più in generale una donna. Ma non era particolarmente preoccupato. Era sempre stato dall’altro lato, da quello dei giusti, dei buoni. Sapeva quanta paura può fare un uomo che ti rapina. E lui non era particolarmente bello né gracile. Era cautamente ottimista. Il caso lo smentì. Nel miglior modo possibile. Dapprima sentì il rumore dei tacchi. Che martellavano il marciapiede con ritmo frenetico. Poi scorse in lontananza la sagoma di una donna che si avvicinava velocemente. La donna arrivò veloce allo sportello. Si accorse di lui. Ebbe un attimo di esitazione. Poi gli chiese: “Posso?”. “Prego”, le rispose. La donna si sentì sollevata. Gli rivolse un sorriso e si avvicinò allo sportello. Lui aspettò con calma che finisse la sua operazione. Quando stava ritirando lo scontrino, le si avvicinò alle spalle e le puntò il cacciavite alla tempia. “metta tutti i soldi nella mia tasca”, le disse. Dandole del lei. La donna provò a girarsi verso di lui istintivamente, e lui fece una lieve pressione con il cacciavite sulla tempia. Tremante, la donna disse: “va bene… non mi faccia…”. E prese i soldi che aveva appena riposto nella borsa. Glieli mise nella tasca. E lui le disse: “non si giri prima di aver finito di contare fino a venti, la tengo d’occhio”. La donna disse: “va… va bene”. Lui si allontanò lentamente. Fino a scomparire dietro un angolo doveva aveva lasciato la bicicletta. Pedalò a tutta velocità fino all’altro bancomat che aveva previsto di visitare. Quello più vicino alla Stazione Centrale. Ci arrivò, buttò la bicicletta a terra. e prelevò con la sua carta la cifra esatta che aveva rubato alla donna. Controllò l’orologio: dalla rapina al suo prelievo non erano passati più di cinque minuti. “Benissimo”, pensò. Lasciò la bicicletta vicino a un cassonetto dei rifiuti. Considerò che non stonava per niente. Poi si avviò a piedi verso la stazione, notò un gruppo di “poco raccomandabili”, ci passò vicino e fece cadere il bancomat. Che aveva sistemato in una custodia insieme al Pin. Entrò in stazione e prese il primo treno per la Francia. In treno si rilassò un attimo. E ripensò alla fortuna che aveva avuto negli ultimi giorni. Sapeva che il vecchio stava per morire. Ma non sperava tirasse le cuoia così presto. Non osava sperarlo. Certo, era uno noto per la discrezione e per l’abilità. Ma ora che stava per andarsene, la sua clientela si era triplicata. Falsificava documenti con una bravura che aveva dell’incredibile. Li invecchiava. Faceva solo vecchie patenti e vecchi passaporti. In poco tempo e a una cifra ragionevole si riusciva così ad ottenere una nuova, vecchia e falsa identità. Diceva sempre che i suoi segreti se li sarebbe portati nella tomba, ma insomma… non si può mai sapere. E lui voleva che tutto fosse perfetto. Per questo aveva deciso di aspettare che il vecchio morisse, prima di attuare il suo piano.
Due giorni dopo che gli aveva consegnato passaporto e patente falsi, le condizioni del vecchio si erano aggravate. E nel giro di dodici ore, se n’era andato. Non aveva parenti. Il suo lavoro lo assorbiva completamente. Un giorno dopo la sua morte, un “misterioso” incendio aveva distrutto la sua casa. Ovviamente lui non c’entrava niente con l’incendio. Ma visto il lavoro del vecchio, era logico pensare che più di qualcuno avesse interesse a distruggere ogni traccia. E poi l’ultimo colpo di fortuna, la donna che faceva bancomat in piena notte.
Un sorriso gli si disegnò sul volto mentre il treno cominciava a muoversi piano.
Faceva un freddo cane. Si era appostato vicino al bancomat e batteva i piedi a terra. Appena fuori dal cono di luce proiettato da un lampione. Un berretto di lana calcato sulla testa e il bavero alzato. Era pronto alla lotta, anche. Non era orario da vecchiette. Se qualcuno faceva bancomat a quell’ora, di certo non sarebbe stata una vecchietta, o più in generale una donna. Ma non era particolarmente preoccupato. Era sempre stato dall’altro lato, da quello dei giusti, dei buoni. Sapeva quanta paura può fare un uomo che ti rapina. E lui non era particolarmente bello né gracile. Era cautamente ottimista. Il caso lo smentì. Nel miglior modo possibile. Dapprima sentì il rumore dei tacchi. Che martellavano il marciapiede con ritmo frenetico. Poi scorse in lontananza la sagoma di una donna che si avvicinava velocemente. La donna arrivò veloce allo sportello. Si accorse di lui. Ebbe un attimo di esitazione. Poi gli chiese: “Posso?”. “Prego”, le rispose. La donna si sentì sollevata. Gli rivolse un sorriso e si avvicinò allo sportello. Lui aspettò con calma che finisse la sua operazione. Quando stava ritirando lo scontrino, le si avvicinò alle spalle e le puntò il cacciavite alla tempia. “metta tutti i soldi nella mia tasca”, le disse. Dandole del lei. La donna provò a girarsi verso di lui istintivamente, e lui fece una lieve pressione con il cacciavite sulla tempia. Tremante, la donna disse: “va bene… non mi faccia…”. E prese i soldi che aveva appena riposto nella borsa. Glieli mise nella tasca. E lui le disse: “non si giri prima di aver finito di contare fino a venti, la tengo d’occhio”. La donna disse: “va… va bene”. Lui si allontanò lentamente. Fino a scomparire dietro un angolo doveva aveva lasciato la bicicletta. Pedalò a tutta velocità fino all’altro bancomat che aveva previsto di visitare. Quello più vicino alla Stazione Centrale. Ci arrivò, buttò la bicicletta a terra. e prelevò con la sua carta la cifra esatta che aveva rubato alla donna. Controllò l’orologio: dalla rapina al suo prelievo non erano passati più di cinque minuti. “Benissimo”, pensò. Lasciò la bicicletta vicino a un cassonetto dei rifiuti. Considerò che non stonava per niente. Poi si avviò a piedi verso la stazione, notò un gruppo di “poco raccomandabili”, ci passò vicino e fece cadere il bancomat. Che aveva sistemato in una custodia insieme al Pin. Entrò in stazione e prese il primo treno per la Francia. In treno si rilassò un attimo. E ripensò alla fortuna che aveva avuto negli ultimi giorni. Sapeva che il vecchio stava per morire. Ma non sperava tirasse le cuoia così presto. Non osava sperarlo. Certo, era uno noto per la discrezione e per l’abilità. Ma ora che stava per andarsene, la sua clientela si era triplicata. Falsificava documenti con una bravura che aveva dell’incredibile. Li invecchiava. Faceva solo vecchie patenti e vecchi passaporti. In poco tempo e a una cifra ragionevole si riusciva così ad ottenere una nuova, vecchia e falsa identità. Diceva sempre che i suoi segreti se li sarebbe portati nella tomba, ma insomma… non si può mai sapere. E lui voleva che tutto fosse perfetto. Per questo aveva deciso di aspettare che il vecchio morisse, prima di attuare il suo piano.
Due giorni dopo che gli aveva consegnato passaporto e patente falsi, le condizioni del vecchio si erano aggravate. E nel giro di dodici ore, se n’era andato. Non aveva parenti. Il suo lavoro lo assorbiva completamente. Un giorno dopo la sua morte, un “misterioso” incendio aveva distrutto la sua casa. Ovviamente lui non c’entrava niente con l’incendio. Ma visto il lavoro del vecchio, era logico pensare che più di qualcuno avesse interesse a distruggere ogni traccia. E poi l’ultimo colpo di fortuna, la donna che faceva bancomat in piena notte.
Un sorriso gli si disegnò sul volto mentre il treno cominciava a muoversi piano.
Etichette: bozze
7 Comments:
Molto bello, Astrosio...
E lo rileggerò più tardi quando sarò più lucida..
Intanto, Buongiorno!
SECONDAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
ciao Astrosio, buon week end
grazie kaishe, e complimenti per l'oro! e buon giorno anche a te. ecco.
steff, grandissimo argento! e buon uichend. ecco.
mi piace,bravo.
tenchiu'.
e dopo? e dopo?
E DOPO?
non puoi lasciarmi così!
Questa attesa è snervante, speriamo che duri.
mia musa adorata, durera'. e ti amo.
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