dialogo con un tavolino
c’era questo tavolino che
mi diceva tante cose.
sopra c’era soprattutto un upgrade di un mangiadischi anni 70. dove al posto dei dischi ci dovevi mettere i cd, e c’era anche il mangianastri, e anche la radio incorporati. e già questa era una prima cosa, anche se non me la diceva il tavolino. me la diceva il mangiadischi. cioè, si poteva vedere in quel mangiadischi l’evoluzione dei 30 anni intercorsi fra il momento in cui ho visto il primo mangiadischi in vita mia e quel preciso momento, qualcosa meno di un giorno fa. mi raccontava l’evoluzione storica e tecnologica, e ovviamente sociologica. antropologia no, è più complesso.
guardano quell’upgrade del mangiadischi, riuscivi a vedere all’indietro i disegni che l’avevano preceduto. i modelli. lo vedevi più grande, via via che si arrivava verso gli anni ottanta, cambiavano le dimensioni e il disegno. negli anni novanta era sempre più grande e sempre più squadrato. aveva le stesse funzioni. via via che si arrivava agli anni ottanta era sempre più grande e sempre più squadrato, ma cominciava a perdere funzioni… il reparto cd via via spariva, e c’erano solo radio e mangianastri. poi, verso l’inizio degli anni ottanta cominciava di nuovo a diventare più piccolo, poco alla volta, e cambiavano anche le funzioni. diventava sempre più piccolo e più semplice, perdeva radio e mangianastri, e diventava alla fine, o all’inizio, un mangiadischi arancione. portatile. con il manico.
ma, tornando al discorso, era il tavolino che mi diceva più cose. era al centro della stanza, e sopra c’era il mangiadischi e poco altro. quindi, c’era soprattutto il mangiadischi. quel tavolino mi diceva tante cose. la prima era che era stato comprato apposta per metterci su il mangiadischi. quel poco altro che c’era sopra, era solo lì per dire: “ecco, questo tavolino è stato comprato in realtà solo per metterci sopra il mangiadischi, ma non voleva farla proprio sporca, e allora ci siamo sopra anche noi”. e sì, ci sto arrivando. il tavolino mi diceva che era finito in una cosa di qualcuno povero ma onesto e orgoglioso. mi diceva che quella casa era piccola. che non c’erano altri posti per metterci su un mangiadischi. e che se su quel tavolino c’era un mangiadischi, significava che non c’erano altri posti, appunto per metterci su un mangiadischi.
mi diceva poi che non voleva prendere in giro nessuno, ma neanche metterlo a disagio. era chiaro che quel tavolino serviva solo per il mangiadischi. ma c’era qualcos’altro sopra, in modo tale da non mettere a disagio un eventuale estraneo o ospite. mi diceva: “sì, sono povero, sento musica solo da un mangiadischi e sono stato comprato apposta per il mangiadischi, ma non voglio farti pena, io ho un certo orgoglio, una certa dignità. non voglio prenderti in giro, non sto dicendo che io sono ricco e sono stato comprato perché sono bello e servo a qualcosa di più che a metterci sopra un mangiadischi. ma non voglio metterti a disagio e non voglio la tua compassione.”
quel tavolino era alla fine un buon diavolo.
mi diceva tante cose.
sopra c’era soprattutto un upgrade di un mangiadischi anni 70. dove al posto dei dischi ci dovevi mettere i cd, e c’era anche il mangianastri, e anche la radio incorporati. e già questa era una prima cosa, anche se non me la diceva il tavolino. me la diceva il mangiadischi. cioè, si poteva vedere in quel mangiadischi l’evoluzione dei 30 anni intercorsi fra il momento in cui ho visto il primo mangiadischi in vita mia e quel preciso momento, qualcosa meno di un giorno fa. mi raccontava l’evoluzione storica e tecnologica, e ovviamente sociologica. antropologia no, è più complesso.
guardano quell’upgrade del mangiadischi, riuscivi a vedere all’indietro i disegni che l’avevano preceduto. i modelli. lo vedevi più grande, via via che si arrivava verso gli anni ottanta, cambiavano le dimensioni e il disegno. negli anni novanta era sempre più grande e sempre più squadrato. aveva le stesse funzioni. via via che si arrivava agli anni ottanta era sempre più grande e sempre più squadrato, ma cominciava a perdere funzioni… il reparto cd via via spariva, e c’erano solo radio e mangianastri. poi, verso l’inizio degli anni ottanta cominciava di nuovo a diventare più piccolo, poco alla volta, e cambiavano anche le funzioni. diventava sempre più piccolo e più semplice, perdeva radio e mangianastri, e diventava alla fine, o all’inizio, un mangiadischi arancione. portatile. con il manico.
ma, tornando al discorso, era il tavolino che mi diceva più cose. era al centro della stanza, e sopra c’era il mangiadischi e poco altro. quindi, c’era soprattutto il mangiadischi. quel tavolino mi diceva tante cose. la prima era che era stato comprato apposta per metterci su il mangiadischi. quel poco altro che c’era sopra, era solo lì per dire: “ecco, questo tavolino è stato comprato in realtà solo per metterci sopra il mangiadischi, ma non voleva farla proprio sporca, e allora ci siamo sopra anche noi”. e sì, ci sto arrivando. il tavolino mi diceva che era finito in una cosa di qualcuno povero ma onesto e orgoglioso. mi diceva che quella casa era piccola. che non c’erano altri posti per metterci su un mangiadischi. e che se su quel tavolino c’era un mangiadischi, significava che non c’erano altri posti, appunto per metterci su un mangiadischi.
mi diceva poi che non voleva prendere in giro nessuno, ma neanche metterlo a disagio. era chiaro che quel tavolino serviva solo per il mangiadischi. ma c’era qualcos’altro sopra, in modo tale da non mettere a disagio un eventuale estraneo o ospite. mi diceva: “sì, sono povero, sento musica solo da un mangiadischi e sono stato comprato apposta per il mangiadischi, ma non voglio farti pena, io ho un certo orgoglio, una certa dignità. non voglio prenderti in giro, non sto dicendo che io sono ricco e sono stato comprato perché sono bello e servo a qualcosa di più che a metterci sopra un mangiadischi. ma non voglio metterti a disagio e non voglio la tua compassione.”
quel tavolino era alla fine un buon diavolo.
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19 Comments:
W i tavoliniiii! :)))
Pensavo di essere zerbino, ma oggi ho capito ke in realtà sono 1 bel tavolino! :(
Anzi, ora corro in Comune e cambio nome in...Mr.Tavolino!!! :)
p.s.: anche gli zerbini hanno 1 anima?
non so neanche se i tavolini ce l'hanno, l'anima. a volte parlano. ma anche gli zerbini. anche se a dire la verità sono tipi taciturni per natura. ma non per questo.
touch it urn
treppièd is megl che uàn
destrosio ha fatto una battuta sinistra. come questa.
C'erto Astruso ke sei stato proprio bravo a parlare col tavolino... questo dialogo rende il mondo un posto interessante in cui vivere...o forse no.
P.G.: tu vivi già nel posto + interessante e bello del mondo e anke...senza tavolini.
forse sì.
un upgrade
.
MA CHE BEL TAVOLINO QUEL TAVOLINO.
CIAO ASTROSIO, CIAO DEMY
PAMELA
antiastrosio, due sono le cose: o sei criptica o mi stai prendendo per culo. uhm...
pamela, sei una indemyoniata. (terribile questa...)
Gli zerbini dicono "benvenuto"
...e allora io ho deciso: mi dimetto da TAVOLINO, ma rinuncio anche allo zerbino!
Nn lo sopporto +...
vero! sono molto discreti e taciturni. sono un po' tipo reginald.
che ti ha fatto lo zerbino?
Sapessi...è una storia lunga...ma tanto non la capiresti cmq...e poi basta...sono scaxatiximooo!:(((
p.s.: fra un po' sego anke ki prega...
p.s.4: sfankulerei tutti quelli ke ben pensano...
non ti preoccupare, qui va bene tutto.
No, è una sola. Ti stavo cripticamente prendendo per il culo.
E ora scusami, pal, ma devo andare ad ascoltare una track del mio group preferito!
maledetta... ma mi vendicherò... o! se mi vendicherò... ma non è detto. a! dimenticavo: il tuo group preferito make to shit (trad. fa cagare).
Yo, ur in da aus!
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