un mercoledì qualunque
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la Terra è una palla che galleggia nello spazio.
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Lessate delle uova e senza sbucciarle inseritele una alla volta nel tubo di scappamento di un’automobile euro 1. Mettete in moto l'automobile di cui sopra. Per ogni uovo, attendente che la pressione del gas di scarico faccia cadere l’uovo a terra, recuperatelo e mettetelo da parte. Una volta operato il procedimento suddetto, e recuperate tutte le uova, tornate in cucina e sbucciatele. Se volete consumarle, fatelo a vostro rischio e pericolo. La presente ricetta, infatti, è qui esposta a solo scopo dimostrativo. Declino ogni responsabilità per ogni eventuale conseguenza negativa sulla salute di chi si cimentasse nella preparazione della pietanza qui descritta, e\o ne ingerisse il risultato.Etichette: cucina

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c'è gente che crede ai fantasmi e gente che non ci crede. ma credo che ci possano essere anche vie di mezzo. tipo che uno un po' ci crede e un po' non ci crede. invece ci sono quelli che ci credono a giorni alterni. tipo i giorni dispari ci credono. i giorni pari no. ma solo per fare un esempio. non ci sono infatti giorni fissi a cui credere ai fantasmi (o giorni fissi a cui non credere ai fantasmi).Etichette: varie


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Bob era negato… no, non ce l’aveva nel sangue. Willie e Lonnie glielo dissero: fratello, suona l’armonica, che t’importa della chitarra? Il problema è che a Robert importava eccome. Si sentì tradito e sparì nel nulla. Un anno intero.Etichette: video
a chiunque legga questo post: bugia. non devo fare nessun annuncio. né importante, né irrilevante. proprio nessuno. era solo per creare un'atmosfera di tensione e aspettativa. e mi scuso anche per il titolo del post e per il carattere da "annuncio importante". ma dai, si scherza un po'. anche se in realtà un piccolo annuncio lo devo fare. bugia anche stavolta. era per ricreare un'atmosfera di tensione e aspettativa. non devo proprio fare nessun annuncio. né piccolo né grande. è tutto normale. non succede niente di particolare. quindi non c'è niente da annunciare. a pensarci bene, non c'è neanche qualcosa da non-annunciare. niente di niente. però ripensandoci per bene, magari qualcosa da non-annunciare quanto meno la posso trovare. tipo non-annuncio che parto per il qatar. infatti non parto per il quatar. quindi alla fine nella categoria del non-annuncio posso far rientrare un mucchio di roba. ma troverei il tutto noiosissimo. ecco. forse è questa la verità. sono le 10 di sabato mattina, e ho un dannato bisogno di dormire visto che ieri sera ho bevuto gratis. e ne ho approfittato. ma siccome poi per resistere e guidare fino a casa mi sono preso un paio di caffé, allora poi ho dormito poco. questo per dire delle cose di nessun interesse. vado.Etichette: varie
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senza nulla togliere a "la casa", "la casa 2" ("evil dead") è un film molto astruso. uno quando lo vede, dice: "che sto vedendo?". c'è "il male" che cammina veloce strisciando attraverso il bosco, arriva alla casa, sfonda la porta e... si blocca! ("cazzo, non c'è nessuno!" deve aver pensato...) quindi si guarda intorno, gira su se stesso a 360 gradi, ma niente. questa è solo una delle scene meravigliose di questo film. che stanotte hanno dato su italia 1. e io che mi ero svegliato incazzato perché non riuscivo più a dormire, mi sono riconciliato con il mondo. andando a ruota libera: ash, il protagonista, viene morso dalla testa mozzata & indemoniata della donna che si era portata in un questa casa isolata, e allora con la testa attaccata alla mano, va nel capanno (tutte le case americane hanno un "capanno") dove ci sono gli strumenti di falegnameria fra cui una morsa. mette la testa nella morsa e le fa la festa. poi, dopo che succedono altre cose, ash, che intanto si è mozzato la sua stessa mano, quella morsa, perché si era indemoniata pure lei (e lo picchiava), si "monta", grazie a degli appositi anelli metallici, una sega elettrica al moncherino. con la sega elettrica mozza le canne a un fucile e così, armato di sega elettrica a fucile a pallettoni, fa il culo ai mostri. che altro dire? cosa aggiungere? sono commosso...Etichette: film astrusi
l'orologio contava le ore, i minuti e i secondi. le sue lancette si inseguivano, si raggiungevano e poi si allontavano di nuovo invertendo i ruoli. la lancetta che prima inseguiva diventava poi quella inseguita. ecceter. d'altra parte, cosa avrebbe potuto fare un orologio? era stato costruito apposta per fare tutto ciò. e non poteva fare diversamente. salvo che qualcuno si dimenticasse di dargli la carica ogni tanto. quindi questo orologio si comportava esattamente come ci si sarebbe aspettato che si comportasse. era un orologio borghese. come tutti gli orologi, d'altra parte. o almeno, come tutti gli orologi che io ho visto e usato in vita mia. poi magari non escludo che ci siano orologi che si comportino diversamente, tipo che vanno al contrario eccetera. però siccome non ne ho mai visti, preferisco raccontare di un orologio come quelli che ho visto. e tutto sommato non mi sembra neanche un racconto esemplare o degno di nota. il contenuto si dissolve nella totale ordinarietà, e il significato... il significato uno può sceglierlo dallo scaffale dei significati (o dal barattolo, dipende da come uno la pensa in materia di migliore conservazione della cosa in oggetto), e mettercelo dentro. tipo panino imbottito. apre il racconto e ci mette dentro un significato. e poi se lo mangia e lo assimila. ma tornando al discorso, il fatto che quanto sopra raccontato a proposito dell'ordinarietà degli orologi possa essere vero, non rende gli orologi meno utili. o meno inutili. anche questo dipende dai punti di vista.Etichette: racconti

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io del resto non è che posso (no, il congiuntivo il più delle volte non lo sopporto) definirmi pienamente allineato con il pensiero dominante in materia di saltimbanchi professionisti. d’altra parte è un argomento su cui sono in pochi, e io non sono fra quelli, a saperne qualcosa. direi che quelli che ne sanno qualcosa si possono contare sulle dita di una mano. o forse anche di due. diciamo sulle dita di due mani e un piede. di più non oso, ma potrebbe anche darsi. ci tengo a precisare e a ripetere, però, che non sono fra quelle dita e che, fosse per me, quelle dita le taglierei e al posto loro ci metterei tipo dei chiavistelli o dei razzi interplanetari che partirebbero direttamente dalle falangi per viaggi pieni di mistero e avventura. o ci metterei tipo cose da mangiare, in modo tale da evitare di perdere il tempo necessario per prendere un panino, perché il panino sarebbe già montato sulla mano e uno se lo potrebbe mangiare direttamente. o comunque delle cose più utili delle dita. dipende dai casi. perché le dita sono molto versatili, ma poco utili a scopi precisi. tipo per esempio le dita non possono essere usate come trapano per forare materiali duri come il titanio o l’acciaio inossidabile. ma possono essere usate per afferrare strumenti utili a questo scopo. pertanto, il problema dita presenta un passaggio in più rispetto allo strumento bello e pronto. allora invece di impiegare risorse di tempo e di soldi per costruire robot che simulino le mani, secondo me sarebbe più economicamente conveniente sostituire le dita con gli attrezzi utili allo scopo di volta in volta individuato. si salterebbe il passaggio dell’afferrare quegli strumenti e si eviterebbero gli sforzi per inventare robot che sostituiscano le mani al semplice scopo di afferrare gli strumenti utili allo scopo di volta in volta individuato. e chi non ci ha mai pensato, è solo per superficialità e scarsa capacità di riflettere. sulle cose bisogna riflettere e non fuggire. soffermarsi e pensare. questo bisogna fare. si avrebbero in questo modo molte meno dita. si potrebbero altresì usare le dita per concimare i terreni brulli del terzo mondo. o farne degli stufati per i poveri. insomma in questa storia del taglio delle dita ci sono ampi margini di ottimizzazione del sistema. è una cosa semplice e sotto gli occhi di tutti. ma nessuno ci pensa.Etichette: riflessioni

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