saltando di palo in frasca, faccio un’altra intervista.
questa volta, parlo di letteratura.
troppo spesso infatti per letteratura con la L maiuscola si intende tutto tranne quella cosiddetta “di genere”. e, se pure qui si tratta di horror, e non di fantascienza, sembrano cadere nel nulla le parole di un saggio magnifico uscito in francia nel 1960, che recitano:
attraverso l’abbondante e straordinaria letteratura detta di fantascienza, si distingue l’avventura di uno spirito che esce dall’adolescenza, si piega alla misura del pianeta, si impegna alla riflessione su scala cosmica e colloca diversamente il destino dell’uomo nel vasto universo. ma lo studio di una tale letteratura, così paragonabile alla tradizione orale degli antichi narratori, e che testimonia moti profondi dell’intelligenza, non è cosa seria per il sociologi. (Pauwels e Bergier – Il Mattino dei Maghi, Mondadori)
qui si parla di horror, non di fantascienza. ma il discorso vale ugualmente. ed è questo il senso dell’introduzione che (il grande)
Valerio Evangelisti, uno fra i pochi scrittori italiani ad essere molto seguito anche all’estero, fa all’ultimo libro di Francesco Dimitri, giornalista (XL, il Riformista, HitMania) e scrittore (fra gli altri “Guida alle case più stregate del mondo” e “Neopaganesimo”, Castelvecchi Editore).
Evangelisti, nella sua introduzione, sottolinea il concetto quando parla del fatto che in italia, la parola horror “resta impronunciabile”. eppure, se si leggessero con maggiore attenzione e meno pregiudizi molti dei narratori latini e greci, di cui tanto ci vantiamo di essere eredi, magari si potrebbe riconsiderare il problema. a tal proposito, Evangelisti sottolinea il fatto che la parola horror è una parola latina, non solo inglese. e ci appartiene.
inoltre, nella sua introduzione scaricabile sul sito
http://www.gargoylebooks.com/ , sottolinea la portata innovativa del libro di Francesco Dimitri, presentandolo come “un romanzo che non somiglia a ciò che è già stato fatto in italia e, in parte, all’estero”.
essendo io un assiduo lettore del blog di Dimitri,
http://www.immaginauta.blogspot.com/ , la cosa ha finito per incuriosirmi, e l’ ho contattato.
e mi ha risposto.
le domande le ho elaborate leggiucchiando qua e là qualche anticipazione und notizia.
ma bando alle ciance, si passi senza indugio all’intervista!
1. la storia che racconti è anche una storia d’amore?
E’ una storia d’amore tout court, tra il protagonista, un giovane frustrato, e una bellissima ragazza molto disinibita, Sofia. Il suo arrivo è preannunciato da sogni che forse sono premonitori e forse sono qualcos’altro: da qui il titolo, che però ha più di un significato, come si scopre poco a poco. È una storia romantica, ma nel senso forte del termine, non in quello impoverito che riduce il romanticismo al regalare fiori a San Valentino.
Amore e orrore sono i due elementi tipici del gotico, perché in effetti cosa c’è di più spaventoso dell’essere innamorati? Spaventoso e bello, d’accordo, ma sempre spaventoso. Travolgente.
2. cosa ti ha spinto a scrivere questa storia?
Volevo scrivere un romanzo gotico ambientato nel mondo che conosco, la Roma di oggi. E dare la sensazione che dentro di essa magia e vita quotidiana, orrori cosmici e ragazze, vivano insieme su un piano di parità. Scrivere un libro che possa piacere a chi ama l’horror, ma anche a tutti gli altri, in modo da superare i confini tra genere e non-genere. Sono confini che fanno bene soltanto ai peggiori giornalisti e ai più attardati tra i professori universitari.
3. ho letto che è già stato opzionato per il cinema. cosa c’è di vero?
Tutto, ma nella fase in cui è il progetto ora, preferirei non parlare. Diciamo che c’è un buon livello di concretezza, anche se niente di fissato su pietra.
4. leggo molto il tuo blog, e trovo molto affascinante quello che penso essere il tuo pensiero. in sostanza mi piacerebbe che rispondessi a questa domanda: cos’è per te l’immaginazione?
Una capacità attiva di creazione della realtà. Se ora penso a quando ho mangiato l’ultima volta una pizza, sto immaginando – il ricordo non ha un livello di concretezza pari all’atto reale. Eppure io considero reali le pizze, anche se, tranne quando le mangio davvero, di fatto la loro “realtà” è del tutto immaginaria. Tutte le pizze che ho mangiato sono immaginarie. E anche, per esempio, i vampiri. I vampiri sono immaginari, nessuno lo nega. Allora qual è la differenza tra un vampiro e una pizza? Questo vale per il ricordo, il passato. Lascio ai lettori con voglia di giocare la possibilità di immaginare cosa può accadere applicando la stessa logica al presente, o al futuro.
5. quanto conta l’immaginazione nella vita di un uomo?
La vita di un uomo è immaginazione, che lui lo voglia o no. Chi si illude di essere “realista”, di vedere “i fatti come sono”, si rende soltanto schiavo dell’immaginazione altrui: visto che l’immaginazione crea realtà, lui si sta gettando anima e corpo in realtà altrui, rinunciando alla propria. Rinunciando, e qui la dico in modo epico, ad essere un dio.
L’immaginazione è sempre in circolo, come il respiro, ma possiamo scegliere se immaginare consapevolmente, o delegare agli altri e firmare in calce. È la stessa differenza che passa tra il respirare in un bosco e stare attaccati al respiratore. A me piace il campeggio e appena posso me ne vado per boschi, ma la nostra società spinge a scegliere i respiratori.
Il punto non è mandare l’immaginazione al potere, come si diceva una volta, ma capire che l’immaginazione è potere, e agire di conseguenza.