giovedì, novembre 30, 2006

sul suicidio


credo che la gente si senta migliore degli altri per una questione di istinto di sopravvivenza.
deve per forza sentirsi migliore degli altri altrimenti si ammazza.
ma solo chi capisce di non essere migliore degli altri può diventare veramente migliore degli altri.
è un cazzo di paradosso, lo so. ma ci credo veramente.
cioè, quando uno scopre che non è migliore degli altri, ha due possibilità: o si ammazza, e credo che il cento per cento dei suicidi avvenga per questo, o ne diventa consapevole, e quindi diventa veramente migliore degli altri, col tempo. e chiude il cerchio. completa il paradosso. insomma, se uno dice: cazzo, io penso di essere migliore degli altri. lo dice. lo verbalizza, formula cioè un pensiero di questo tipo, con queste parole più o meno, allora si rende conto.
e ha uno choc.
piccolo o grande che sia.
perché capisce che, in quel momento preciso, non è assolutamente migliore degli altri. perché gli altri pensano esattamente la stessa cosa.
poi invece, se non si ammazza, diventa veramente migliore degli altri.
perché sa qualcosa che gli altri non sanno.
cioè che tutti loro pensano di essere migliori di lui.
e questa è una grande arma.
basta imparare a usarla.
e sono sicuro che chiunque legga con assiduità questo blog faccia parte di quelli migliori, o sulla via per diventarlo.
questo penso e questo scrivo.
e se qualcuno pensa che sono pazzo… beh, per me va bene!
BUAHAHAHAHAHAHAHAH!

(ringrazio dri per questo post ispiratomi da una chiacchierata con essa)

everwood

su italia uno va in onda da lunedì alle 20 e 10 una delle più belle cose del mondo che si chiama everwood.
credo che mai l’uomo abbia osato tanto. (siamo prossimi all’apocalisse?)
certo, è roba per uno stomaco forte. è roba apocalittica.
heavy metal allo stato puro.
sì vabbè tutto al contrario.
ma proprio con “il contrario” riesce a raggiungere più efficacemente lo scopo.
cioè apparentemente è una delle più grandi cacate della storia.
ma se solo lo si riesce a guardare con occhi astrusi, allora non può non piacere.
cioè, veramente fa cagare.
fa proprio vomitare.
per questo ci vuole uno stomaco forte.
cioè secondo me è mille volte meno stomachevole ozzy osbourne che stacca a morsi la testa di un pipistrello, che quella roba lì.
è da intenditori.
ci sono, in apparenza, buoni sentimenti e messaggi edificanti.
le difficoltà di un padre vedovo (e più stupido del più stupido rappresentante del mondo ovino) con un figlio coglione, viziato e più odioso di una mosca sulla merda. questo padre vedovo, dopo la morte della moglie, decide di andarsene in provincia con i due figli (il coglione più una piccola inutile idiota) per ricostruire il rapporto, dice lui, ma probabilmente solo perché è un coglione. e siccome era un famoso neurochirurgo (coglione) decide di lasciare il lavoro e di andare lì a fare il medico condotto aggratis. un vero coglione.
e qui tutti i problemi di adattamento, di risoluzione del lutto (come cazzo si dice? risoluzione del lutto? boh, mi viene così…) e cazzi e mazzi.
il tutto in una cazzo di roba melassosa da diabete fulminante fatta di fotografia sognante, battute romantiche e motti moraleggianti.
il tutto spinto all’estremo limite delle possibilità umane. heavy metal, death metal, robba forte, insomma.
insomma, da vedere.
certo, gli autori i registi gli attori io li userei attaccati per le palle come esca per la pesca allo squalo bianco. ma questo solo perché hanno fatto bene il loro lavoro.
mortacci loro.
li invidio, porcaputtana quanto li invidio.
geniacci maledetti.
qualcosa che fa cacare in maniera così perfetta e senza neanche un attimo di cedimento non può non essere opera di un genio.
che merita la morte.

mercoledì, novembre 29, 2006

tu scrivo


caro astrosio,
da tempo leggo il tuo blog e devo dire che non sono ancora riuscito a capire bene dove vuoi andare a parare.
in realtà, caro astrosio, io non mi limito a leggere il tuo blog.
io lo scrivo.
sono te stesso infatti che ti sto scrivendo questa lettera.
tu non ci crederai, ma è proprio così.
quando scrivo sul tuo blog, astrosio, provo un certo disagio, perché so che tu lo leggerai sicuramente, anzi, perché so che lo stai leggendo già mentre scrivo.
d’altra parte, non potrebbe essere diversamente.
e questo a volte mi mette di cattivo umore.
perché magari per una volta mi piacerebbe che tu leggessi quello che tu scrivo solo alla fine in modo tale da avere una sorpresa.
ma questo non mi sembra possibile a meno di ricorrere tipo all’ipnosi e queste cose qua.
insomma, non riesco a ridurre il concetto che vorrei comunicarti.
per finire, caro astrosio, mi rendo conto che il senso di questa lettera rasenta l’inesistenza.
ma magari se qualcuno si concentra, non si sa mai, ci trova una riflessione di qualche tipo; un riflessione sull’essere in qualche modo profonda.
io lasciali fare.
io però non lo fare.
tanto so già di che si tratta.

con stima sincera,
astrosio

martedì, novembre 28, 2006

cronaca astrusa


il 14 settembre la signora G. B., 45 anni per 102 chili di peso, ha da poco finito di stendere il bucato sul terrazzo quando sente qualcosa all’altezza della spalla. ha appena il tempo di girarsi per notare un topolino che, probabilmente caduto dalla grondaia, le sale sul collo. la signora per lo spavento aspira l’aria per cacciare probabilmente un urlo, quando il topo, un po’ per inerzia un po’ per paura, le si infila in bocca. è un attimo e la signora deglutisce. e il topo è inghiottito.
chiamati prontamente i soccorsi, la signora viene trasportata in ospedale dove è sottoposta a cure e controlli. dopo i primi esami i medici non riescono a credere ai loro occhi. il topolino sembra vivo e vegeto nascosto in un’ansa dello stomaco della signora.
a un esame più attento però i medici scoprono anche un tumore nei pressi del “rifugio” che il topo ha ricavato all’interno della pingue signora.
i medici quindi decidono di riunirsi in uno staff per capire come procedere.
intanto il topo, probabilmente in cerca di una via di fuga, consuma a morsi l'accumulo cellulare creatosi all’interno dello stomaco della signora.
i medici decidono quindi di optare per una strategia non invasiva, attendono pazientemente, con la profilassi del caso, che i succhi gastrici facciano il loro lavoro.
effettivamente il topo viene digerito nel giro dei due giorni, ma quando tornano a esaminare il tumore, questo è scomparso.
seppure allibiti i medici sono concordi nel sostenere che l’unica spiegazione plausibile sia che il topo abbia divorato il tumore.
una nuova frontiera per la lotta al cancro?

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comuncazione di servizio


sul sito www.notodofilmfest.com c'è il corto di una mia amica.
una volta sul sito bisogna linkare "Sala de proyecciones", quindi scegliere il link "el purgatorio".
è il numero 25.
è un corto horror.
molto bello e astruso.
guardandolo o scaricandolo si aumentano le possibilità che il corto becchi qualche premio.
chiunque voglia accogliere questo appello avrà tutta la mia astrusa gratitudine.
e in futuro potrebbe non pentirsene. quanto meno.

lunedì, novembre 27, 2006

ARTE ALTROLOGICA


L’arte è con tutta evidenza un campo eminentemente altrologico; rispetto ad altri campi, essa ha il privilegio di rendere “sensibile” tale evidenza; l’arte rende percepibile attraverso i sensi il risultato di deviazioni, infrazioni, divergenze, distorsioni continue rispetto al logos tradizionale, al logos “parlato”. Questo percorrere vie traverse può però trarre in inganno, facendo credere che esistano strade realmente opposte, sentieri realmente divergenti, mentre i mezzi dei quali l’arte dispone sono come rami (o, capovolgendo l’immagine, radici) di un medesimo Logos, e ciascuno di essi può trarre seco tutto il cespuglio. L’arte, in quanto eminentemente altrologica, può condurre a inattese convergenze, a sorprendenti ritorni. Non esistono, in questo campo, né acquisizioni definitive né progressi accumulativi né scelte irrevocabili. Le pitture preistoriche si sono già spinte sino al fondo dell’avvenire, rivelando tutta l’esistenza segreta che le opere d’arte hanno innanzi: le loro possibilità intrinseche, o potenzialità dormienti. L’opera d’arte rivela dunque un’eccedenza di senso che ne giustifica il superamento e al contempo il compimento. Il suo modo di esistere è ad un tempo attivo e passivo. In quanto immersa, calata in un logos, essa nasce continuamente, trasformandosi e divenendo ciò che diverrà.

a cura di fiorella

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miliardario


voglio diventare miliardario.
come, non lo so.
intanto mi metto al sicuro.
qualora qualcuno voglia regalarmi dei miliardi (anche uno solo va bene).
non si sa mai.

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capitano



voglio essere nominato capitano.
di cosa non lo so.
intanto mi metto al sicuro.
qualora qualcuno avesse intenzione di nominarmi capitano di qualcosa.
non si sa mai.

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domenica, novembre 26, 2006

parole sante - fondamenti altrologici



"al di là di questo villaggio, altri villaggi, dopo questa abbazia, altre abbazie oltre questa fortezza, atre fortezze. e dentro ogni castello d'idee, ogni casupola di opinioni, costruiti sopra alle casupole di legno e ai castelli di pietra, la vita imprigiona i pazzi e dischiude un pertugio ai savi. oltre le alpi, l'italia. oltre i pirenei, la spagna. da un lato il paese di pico, dall'altro quello di avicenna. e, più lontano ancora, il mare, e al di là del mare, sull'altra riva dell'immensità, l'arabia, la morea, l'india, le due americhe. [...] chi sarà tanto insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?"

da "l'opera al nero" di marguerite yourcenar

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venerdì, novembre 24, 2006

ALTROLOGICA - DEFINIZIONE


Branca dell’astruseria che si incarica dello studio del ragionamento astruso. In realtà essendo l’astruseria stessa qualcosa di estremamente vasto ed indefinibile, vieppiù difficile si presenta il compito di provare a definire l’Altrologica. L’unico modo per provarne a delineare i contorni risulta quello del paralogismo e del falso raffronto comparativo. Potremmo dire che l’Altrologica sta alla logica così come l’Astruseria sta alla Filosofia, oppure potremmo dire che così come la logica nel corso dei secoli è riuscita ad emanciparsi dalla filosofia, allo stesso modo l’Altrologica si divincola e combatte per emanciparsi dall’Astruseria. Ovviamente dicendo ciò diremmo il falso conclamando in questo modo la totale estraneità dell’Altrologica al ragionamento stesso. L’Altrologica non va confusa con l’assenza di logica (illocigità, alogicità etc). Con quest’ultima definizione, infatti, si indica un tipo di ragionamento non razionale, ovvero un ragionamento portato avanti attribuendo maggior peso a variabili emotive piuttosto che a quelle razionali. L’Altrologica, invece, si pone su un piano completamente differente (tipo quando tu devi andare al 3° e invece per sbaglio schiacci il quarto… cioè non c’entra proprio nulla!).
Studi recenti interpretano l’Altrologica come il frutto più evoluto del ragionamento. Dimostrazione empirica di questa affermazione la si può trovare nei recenti studi sul sonno e sui sogni, secondo i quali la complessità e l’irrazionalità dei sogni di una specie animale è direttamente proporzionale al livello evolutivo della specie stessa. In pratica quando un topo sogna (a prescindere a Dànilo Mainardi), sogna cose assolutamente sensate, perché il proprio sistema neurale non è in grado di concepire l’illogico. I sogni di un uomo possono, invece, essere illogici proprio perché il livello evolutivo del cervello umano è tale da riuscire a comprendere e quindi intelligere l’illogicità. L’Altrologica potrebbe essere il livello ancora ulteriore, un livello non intelligibile, quindi, da specie inferiori ancora intrise di logicità e ragionamento logico.
Purtroppo questa è solo una delle tante posizioni che attualmente si stanno dibattendo all’interno del mondo accademico Altrologico, tra l’altro messa in crisi dalle innumerevoli scoperte di comportamenti Altrologici da secoli radicati negli esseri viventi terrestri (per non parlare di quelli extraterrestri di cui non ci è dato sapere in maniera sufficiente). Recentemente i massimi esponenti dell’accademica Altrologica si sono raccolti attorno al loro carismatico leader Astrosio in un comitato scientifico i cui compiti sono (e resteranno) ancora in fase di definizione.
a cura di progettoghiaia

desidero infatti ribadire la profonda differenza linguistica e ontologica tra altrologico (o allologico) e alogico (alfa privativa) o inlogico/illogico (nel prefisso in-, davanti a nomi che iniziano per l, la n diventa per assimilazione l; il latino in- è in questo caso utilizzato per rendere l'alfa negativa dei Greci). Ciò ribadito appare più che mai evidente il grave vuoto linguistico-ontologico che siamo stati da te chiamati a colmare.
postilla a cura di fiorella

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MORTE ALTROLOGICA


uno dei campi in cui secondo me si verifica un caso di altrologica, è la morte.
tutti sperano di morire vecchi e malati in un letto.
soffrendo.
e con i familiari intorno.
escludendo che in quel momento estremo possano odiare i familiari, mortacci loro, che gli sono intorno e che gli sopravvivono.
insomma, non mi sembra logico che uno debba desiderare morire vecchio, malato e in un letto. dopo magari mesi che si piscia e si caga addosso.
con la filippina che gli pulisce il culo.
e magari lucidissimo.
ma questa sembra essere la fine che tutti si augurano di fare.
e magari passano la vita a disperezzare chi rischia la vita per niente tipo buttandosi col paracadute da un balcone, o altre robe.
è un chiaro caso di altrologica.

stoccata e fuga


ho sentito in tram uno che diceva che gli piaceva una "stoccata e fuga", con aria da intenditore.
ebbene, questa gente sono i miei eroi! (sì sì, plurale singolare cazzi e mazzi.)
sono i miei eroi perché grazie alla loro confusione mentale rielaborano il linguaggio, in sostanza sbagliando creano nuovi mondi, aprono il significato.
"stoccata e fuga" è una figata.
può significare mille cose e dare adito a mille congetture, eccetera eccetera e bla bla bla.
insomma, si assestano colpi di mortai nel terreno a metà fra il detto e il non detto.
si fanno buchi profondi dentro cui si possono scoprire tesori.
se uno non fa un buco un tesoro non lo scopre mai.
è essenziale fare buchi.
sono all'origine del tutto.
forse.
non ne sono sicuro.

giovedì, novembre 23, 2006

ALTROLOGICA


non capisco perché giorno dopo giorno la gente si affanni a fare altre cose tipo lavorare, invece di non fare un cazzo dalla mattina alla sera. cioè, se si parla di soldi allora non prendiamoci in giro perché uno se vuole i soldi se li fa in mille modi ormai. tipo quello che si fa appendere e ci resta cinque giorni. uno basta che fa ‘na cazzata del genere all’anno e sta mille volte meglio di un impiegato che lavora dieci ore al giorno e certe volte pure il sabato e la domenica.
quindi c’è dell’altro. c’è dell’altro.
i soldi non è difficile farseli.
senza andarsi a cercare ragioni profonde sociologiche antropologiche fisiologiche secondo me la ragione può definirsi “altrologica”. l’altrologica è una branca dell’astruseria.
è ciò che sta dall’altra parte della logica. cioè sarebbe perfettamente logico che l’uomo, per stare bene, per soddisfare i suoi bisogni, si dedicasse a fare più soldi possibile nel più breve tempo possibile.
invece col cazzo.
sta lì a lavorare tutto il santo giorno senza chiedersi il perché.
questo è fottutamente astruso. più precisamente, è “altrologico”. cioè sta dall’altra parte della logica.
la logica sta da una parte.
queste cose invece stanno dall’altra parte.
è come se ci fosse una forza oscura nell’uomo che lo costringe a essere “altrologico”.
l’altrologica è una scienza ancora inesistente.
ecco, da questo momento esiste.
è stata fondata nel rigo precedente.
e formo qui sotto il comitato scientifico

-COMITATO SCIENTIFICO-
capo-assoluto: astrosio;
membri del comitato: roccoloturzo, fiorella, idiotaignorante, progettoghiaia, zorro (asfittico), ilariar, dri, fiorella, maryann, diderot, selvaggialucarelli, asiagoldmine, nannarell, lagrace, il giovanni delle paludi.
(asscobra no perché mi sta sul cazzo.)
il contributo scientifico che i membri del comitato dovranno apportare sarà a loro assoluta discrezione, secondo i seguenti criteri: se, come e quanto vorranno.
l’importante è che il contributo sia aderente ai dettami dell’altrologica.
chiunque poi pensi di avere i numeri per entrare a far parte del comitato deve fare regolare domanda nei modi e nei tempi scelti a caso, al presidente del comitato, cioè a me.
graditi regali. gastronomici soprattutto. (una scamorza fresca potrebbe avere un peso decisivo nella mia decisione.)
a titolo puramente indicativo, attribuisco dei compiti accademici:
progettoghiaia: definizione dell’altrologica, soprattutto in relazione a termini somiglianti, come illogicità, a-logicità eccetera: distinzione e definizione;
ilariar: rapporti con l'estero e interscambio culturale; eventuali traduzioni, diffusione e sviluppo;
zorro: storia dell’altrologica: individuazione nella storia del pensiero di momenti di “vicinanza” concettuale;
fiorella: individuazione nella storia dell’arte di opere che a suo insindacabile giudizio possano definirsi “altrologiche”;
roccoloturzo: individuazione di esempi concreti di comportamenti altrologici; inserimento in wikipedia della definizione individuata e redatta da progettoghiaia e sottoposta al giudizio del capo assoluto, cioè astrosio;
idiotaignorante: l’altrologica nella musica: esempi e individuazione di casi di studio;
nannarell: l’altrologica e il cinema: esempi di opere cinematografiche altrologiche e\.o momenti altrologici nella storia del cinema.
gli altri membri del comitato si sentano pure liberi di dare il loro contributo nei tempi e nelle forme a loro graditi.
così è deciso in milano, addì 23 novembre 2006.

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mercoledì, novembre 22, 2006

MO.MO. 3


caro diario,

oggi alla riunione del comitato abbiamo visto un film.
quando gli altri ragazzi mi hanno detto che era un documentario, io pensavo che mi sarei rotta un po', invece poi mi è piaciuto tantissimo.
era un documentario dove si capiva che in america vendono un sacco di armi alla gente e poi la gente si uccide fra loro.
questa cosa mi fa schifo, mi fa veramente schifo!
non bisogna dare le armi in mano alla gente. è completamente sbagliato.
è logico poi che la gente si ammazza.
queste cose dell’america sono veramente assurde.
in america tutti hanno una pistola. tutti si possono andare a comprare un fucile.
meno male che qui in italia invece non possiamo andare a comprarci le armi.
alla fine del film ero tanto sconvolta che sono andata subito vicina a marco per sentirmi protetta e sicura. perché una donna ha bisogno di queste cose. marco era arrivato in ritardo perché fa volontariato in un ospizio. per questo non era seduto vicino a me.
poi sono andata da lui e come al solito ci siamo appartati un po’ e abbiamo fatto il punto della situazione.
il nostro mondo ideale sarebbe senza armi, senza guerre, senza delinquenze (usiamo il plurale, perché è più giusto), senza fumo, senza alcol. insomma, se possiamo capire che ci siano le delinquenze, invece il problema delle altre cose è che basta vietarle. basta vietare la vendita delle armi, del fumo e dell’alcol, e già molti problemi si risolverebbero, no? invece ci sono dietro le multinazionali che vendono questa robaccia. e per questo ce le dobbiamo tenere.
ma lasciamo perdere… noi comunque non ci scoraggiamo di certo.
io e marco abbiamo deciso a un certo punto di farci una passeggiata e, caro diario, l’abbiamo fatta mano nella mano! era bellissimo camminare sotto le luci natalizie del corso, o meglio, camminavamo sotto gli operai che montavano le luci natalizie. c’era nell’aria un’atmosfera carica di attesa e gioia. si vede che si sta avvicinando natale. e io e marco siamo sempre più vicini. era proprio un bel momento, quando a un certo punto abbiamo incrociato una mamma con un bambino nel passeggino. ma il bambino era quasi più grande del passeggino. aveva tipo cinque o sei anni. e, poverino, aveva tipo le gambe stortissime e una testa enorme. questa immagine mi ha rovinato la serata, nel senso che, quando sono stata sicura che la mamma con quel povero bambino sfortunato si era allontanata, ho appoggiato la testa sul petto di marco e mi sono messa a piangere. poche cose mi fanno più paura dell'idea di avere un bambino poverino che poi ha queste cose, queste malattie che non ci puoi fare niente.
marco mi ha accarezzata e così mi sono consolata un po’.
ma perché, caro diario, al mondo ci devono essere queste cose?
perché nel duemila ci devono essere ancora bambini deformi?

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martedì, novembre 21, 2006

MO.MO. 2 (mostri moderni, parte seconda)


caro diario,

ieri abbiamo fatto la seconda riunione. abbiamo aggiunto altri punti al nostro programma.
ma come avevamo fatto a non pensarci prima?
abbiamo deciso che dobbiamo muoverci anche contro il fumo!
il fumo causa un sacco di malattie e un sacco di tumori ai polmoni.
e non è giusto, proprio per niente. quindi anche la lotta contro il fumo si andrà ad aggiungere agli altri punti del nostro programma.
in un momento di pausa, io e marco, che mi è sempre più vicino, ci siamo appartati e abbiamo fatto una lista delle cose che non vanno e contro cui dobbiamo lottare:
1) la guerra; 2) la prostituzione; 3) gli assassinii e le mafie; 4) i furti e le rapine; 5) il vizio del fumo.
eravamo contenti della nostra lista, ma poi ci è venuto in mente il futuro, ci siamo immaginati fra qualche anno, già sposati (lo facevamo solo per fare un esempio, ma siamo arrossiti tutti e due), e con dei bambini.
marco, che studia medicina, mi ha spiegato che molte malformazioni sono dovute all’uso dell’alcol dei genitori. e questa cosa mi ha fatta veramente incazzare (scusa il termine)! non si può far ricadere su dei piccoli innocenti le conseguenze dei propri viziacci!
non è giusto per niente, ma proprio per niente!
e così abbiamo richiamato l’attenzione di tutti e abbiamo proposto il sesto punto del programma: la lotta all’alcol. e tutti sono stati entusiasti e alla fine della riunione ci siamo regalati un bel applauso. è stato un bel momento.
che bel mondo sarebbe se tutti la pensassero come noi! senza guerre, senza prostituzione, senza mafie, senza delinquenza, senza fumo e senza alcol!
riusciremo, caro diario, a dare il nostro piccolo contributo con l’attività del nostro comitato?
lo spero tanto, tanto, tanto!
io ho un’ideuzza, ma non voglio anticipare niente… massì, dai, a te lo posso dire, caro diario:
voglio fare una lettera a babbo natale in cui chiedo tutte queste cose e spedirla a tutti i giornali a nome del comitato.
proporrò questa idea alla prossima riunione, ma so già che l’accetteranno tutti.
spero solo che i giornali la pubblichino.
sarà una goccia nel mare, lo so. ma si deve cominciare da qualche parte.

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lunedì, novembre 20, 2006

MOSTRI MODERNI


caro diario,

oggi abbiamo fatto la prima riunione del comitato per la difesa della società civile.
io stavo veramente malissimo in quanto mi erano venute le mie cose, ma ci sono andata lo stesso.
abbiamo parlato tanto e abbiamo preso tante decisioni. almeno sette.
io ero stanchissima e non ce la facevo veramente più.
per fortuna marco, sì, lui, quello che mi piace tanto, a un certo punto è arrivato con un bicchiere di tè caldo e dei biscottini.
mi sono sentita il cuore invadere di un calore che non so dirti.
quando ho finito il tè, visto che marco era seduto vicino a me, gli ho appoggiato la testa sulla spalla.
e lui mi ha abbracciata.
quanto siamo stati bene.
e non dico solo io e marco.
eravamo quindici ragazzi che lottavano per risolvere i problemi della società e fra noi scorreva tanto amore.
certo, è solo la prima riunione, ma sento dentro di me che di sicuro faremo qualcosa di buono.
il nostro impegno civile e morale ci porterà ad ottenere grandi risultati.
vogliamo che la guerra finisca, che non ci siano più le prostitute (poverette) per la strada, che si smetta con gli assassinii, i furti e le rapine. vogliamo un mondo migliore.
dove la gente come noi abbia voce in capitolo e prenda decisioni importanti.

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sabato, novembre 18, 2006

astruserie assolute - parte 2

quello che volevo dire in un post che ho scritto un po’ di tempo fa - http://astruserie.blogspot.com/2005/12/astruserie-assolute-parte-1.html - è che alla fine tipo il telescopio o il microscopio non fanno altro che adattare le immagini alle nostre capacità visive. quindi, per le cose molto piccole o molto grandi, alla fine non possiamo saperne molto più di un cazzo. e forse quindi non possiamo saperne un cazzo neanche delle cose medie, tipo la sedia, che pure siamo tanto convinti di sapere come sono fatte, di che colore sono, che forma hanno e cazzi e mazzi.
insomma, non facciamo tanto i sapientoni. perché magari non ne sappiamo poi tanto dell’universo.
guarda caso abbiamo dato i nomi alle costellazioni.
e abbiamo detto “quella somiglia a una bilancia, quella a un carro, quella somiglia a gemelli”, eccetera.
ma queste somiglianze per vederle ce ne vuole.
questo non significa che non siano vere.
se per vero intendiamo qualcosa di relativo.
se per vero intendiamo qualcosa di assoluto, invece, è lo stesso.
insomma non cambia un cazzo.
si ritorna all’inizio.
poi si arriva di nuovo alla fine.
ma è solo un’illusione.
pertanto potrebbe essere vera.
non so che cosa voglio dire in effetti.
me ne sono dimenticato.
perché sono certo che qualcosa la volevo dire.

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venerdì, novembre 17, 2006

la luna


quando guardiamo la luna il più delle volte restiamo indifferenti.
ed è giusto così.
poi quando tipo siamo presi da qualche sentimento, guardare la luna ci gonfia il cuore. di cazzate.
ma la luna in tutto questo non c’entra un cazzo.
siamo noi che abbiamo le nostre paturnie, e ce la prendiamo con la luna.
nel bene e nel male.
la guardiamo e diciamo cose del tipo: “che fai luna in ciel? dimmi che fai silenziosa luna?”.
in realtà lo facciamo per distrarci dai cazzi nostri. tipo: “è vero che quella non me la dà, è vero che non c’ho una lira, è vero che sto depresso… però quanto è bella la luna eh?”.
ma della luna non ce ne fotte un cazzo.
la luna sta lì e si fa i cazzi suoi.
secondo me si incazza pure un po’:
“cioè, perché devi rompere le palle a me se ci hai i cazzi tuoi?
che c’entro io?
io sono una discreta. mica come il sole che sorge ogni giorno.
io mi faccio i cazzi i miei per gran parte dell’anno.
poi, quando gli gira al sole, tocca farmi vedere.
prendetevela col sole, se proprio dovete prendervela con qualcuno.
non con me.
che non c’entro una mazza.”
questo pensa la luna secondo me.
a parte che tipo quando si organizzano le cose sulla spiaggia con la luna piena e c’è la gente che rimane a guardare la luna e dice “oh, quanto è bella! oh, quanto è bella!”, io mi sento sempre a disagio.
lei poveretta sta lì a farsi guardare e non può scegliere. anche perché quando può si nasconde.
ma lasciatela in pace, povera luna.
non ha mai fatto male a nessuno.
e poi la luna c’ha una storia strana... è la schiava del sole. che è sposato con la terra e con la terra fa i figli. poi, di notte, di nascosto alla terra, si va a trombrare la luna. tanto è sterile, quindi ci si può divertire quanto vuole. ma la luna, da che mondo è mondo, ha una simpatia, corrisposta, per il mare.
ogni notte la luna lo attrae e il mare si alza, ma non si raggiungono mai.
insomma, io direi che è il caso di lasciare in pace la luna. che c’ha già i suoi problemi.
sì, ho capito, è bella. ma non è un buon motivo per starle tanto addosso.
per questo ho fondato il C.D.D.L. ovvero il Comitato in Difesa Della Luna.
bugia.
non ho fondato nessun comitato.
ma era per rimarcare l’importanza del problema.

musi ispiratori - antonin artaud



"Ho subito 51 elettrochoc, durante uno dei quali sono stato dichiarato clinicamente morto e poi risuscitato e rigettato nel terrore del trattamento psicoanalitico... Dal più profondo della mia vita io continuo a fuggire la psicanalisi, la fuggirò sempre come fuggirò qualunque tentativo per imprigionare la mia coscienza in precetti o formule, in una organizzazione verbale qualsiasi."
antonin artaud

giovedì, novembre 16, 2006

pietre


la luna è una pietra sospesa nello spazio. e così pure gran parte degli altri pianeti sono delle pietre che galleggiano nel vuoto.
ma sulla terra si è sviluppata la vita. cioè, il ventre della terra ha generato pietre via via più evolute che poi si sono trasformate in vita.
in sostanza, con triplo salto mortale carpiato, arrivo a dire che noi non siamo altro che pietre.
così come tipo i pianeti sono stelle spente.
sì ok una volta era una stella quel pianeta là, ma mo’ è una pietra.
insomma, tutto questo per dire che i nostri veri antenati sono le pietre. o meglio, che dire che i nostri veri antenati sono le pietre non fa a pugni con la logica. mettendo ovviamente da parte le convinzioni religiose.
ecco, questo voglio dire a darwin io, altrochè le scimmie, noi siamo figli delle pietre.
perché a voglia a distinguere i tre regni, animale, vegetale e minerale.
sappiamo benissimo che tutto nasce dalla terra. che è minerale.
quindi siamo figli di una pietra.
quindi noi siamo nient’altro che pietre.
ROCCHENROOOOOOOL!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

mercoledì, novembre 15, 2006

un gradito presente - merciandaising


ecco il gradito presente di un lettore del blog.
di cui rivelo l'identità solo con il suo permesso.
sono tre spillette promozionali da collezione.
le prime tre del merciandaising.
a proposito, sono in vendita.
chiunque voglia assicurarsene una prima finiscano, faccia pure una proposta.
dagli uomini si accettano solo soldi.

telefonata 8


pronto?
sì?
c’è carla?
no, non c’è nessuna carla qui.
e dove la posso trovare?
e che ne so io?
lei non conosce nessuna carla?
no.
ne è proprio sicuro?
bah… c’era una mia compagna delle elementari…
perfetto! la può chiamare?
ma di che diavolo sta parlando?
di carla.
ma chi è sta carla?
la sua compagna delle elementari, perbacco.
la conosce?
può anche darsi.
a ecco. e come sta? è da un secolo che non la sento né la vedo.
non lo so.
chissà che fine ha fatto…
non lo dica a me. è la trentasettesima persona che chiamo…
sempre in cerca di carla?
certo. altrimenti non sarei arrivato a 37, non le pare.
hehehehe… giusto, ha ragione.
è vero. ho ragione.
questo lo lasci dire a me.
ma l’ha già detto.
è vero.
ho ragione?
sì.
posso dirlo? o si incazza come prima?
ma no. non mi sono incazzato…
ho torto, allora…
ma no cosa c’entra?
allora le piace contraddirmi?
ma no… ma insomma, che vuole?
carla.
ma se le ho detto che non la conosco!
non è vero.
sì, ok, ma chi l’ha vista da allora!?!
non le ho chiesto mica se l’ha vista da allora!
senta, basta, mi sta facendo perdere un sacco di tempo.
e che dovrei dire io che sto cercando carla?
la vuole finire?
chi? carla? ma è impazzito?
non intendevo questo!
lei ha le idee poco chiare vero? sta attraversando un momento difficile?
senta basta, non ho intenzione di parlare ancora con lei.
e non parli.
le devo chiudere il telefono in faccia?
perché no?
IO sono una persona educata.
può essere. ma sembra un po’ nervoso. problemi in famiglia?
si faccia gli affari suoi!
volevo essere gentile.
lei è solo indiscreto e fastidioso.
lo vede che è nervoso?
BASTA!
e non urli, perbacco!
lei mi sta esasperando!
è lei che mi sta esasperando!
le ricordo che è stato lei a chiamare!
e con questo?
non sono stato io a disturbarla!
questo può valere per il passato. ma attualmente le assicuro che non la trovo affatto gradevole!
e perché dovrei essere gradevole con lei, mi scusi?
ha detto lei che è una persona educata. mica io.
senta, giuro che ora faccio rintracciare la telefonata e le mando i carabinieri.
perché tutto questo fastidio?
perché LEI mi sta dando fastidio!
e chiuda perbacco!
allora chiudo?
chiuda.
poi non si lamenti. io l’avevo avvertita.
se lamentarmi o no, mi scusi, è una mia decisione.
ma sarebbe una contraddizione.
perché?
perché io le ho detto che se non la smetteva mi costringeva a chiuderle il telefono in faccia!
io costringerla? in che modo mai potrei costringerla?
ma… con il suo comportamento, con il suo atteggiamento!
con il mio comportamento o con il mio atteggiamento?
uno vale l’altro!
no, mi scusi. sono due cose ben diverse.
o basta! io chiudo.
e chiuda, io ho altro da fare! mi sta facendo perdere tempo e ancora non ho trovato carla.
IO le starei facendo perdere tempo?!?
certo. non sono io che voglio chiuderle il telefono in faccia. e la sto ascoltando pazientemente.
ma… ma… ma vaffanculo!
lei è matto.
IO sarei matto?
beh, siamo in due, visto che escludo nella maniera più assoluta dare del matto a me stesso, credo che la risposta sia abbastanza scontata.
IO NON SONO MATTO, HA CAPITO?!?! IL MATTO QUI E’ LEI!
sì, certo, certo, si calmi ora, eh?
LA FACCIA FINITA, HA CAPITO?!
ancora? ma è una fissazione la sua?
LA SMETTA, CHIUDA!
ma scusi, prima voleva chiudere lei, e io per gentilezza…
IO LA AMMAZZO!
siamo alle minacce?
SE HAI CORAGGIO, INVECE DI PRENDERMI PER IL CULO AL TELEFONO, VIENI QUI E AFFRONTIAMO LA COSA DA UOMINI!
io venire lì? ma non ci penso nemmeno. non mi ci metto con un pazzo.
IL PAZZO E’ LEI, NON IO! CAPITO?!?
certo, certo, il pazzo sono io. ora, se non le spiace, avrei altro da fare.
MA ANDATE AFFANCULO, LEI E CARLA!
certo, certo. si calmi ora eh? lo dico per il suo bene.
E NON FACCIA IL CONDISCENDENTE, NON USI QUESTO TONO CON ME CAPITO?
si lamenta per il mio tono? e io che dovrei dire? mi sta sbraitando nell’orecchio!
LA SMETTA CHIARO?!?! IO… IO… i… aarh…
pronto? pronto? sta bene?
…a… aiuto…
che ha?
…un… un infarto…
lo vede che succede a inalberarsi?
ma… ma vaffanc…
pronto? pronto?

martedì, novembre 14, 2006

astrusi di razza - g.b. belzoni, egittologo


non so quanto sia vera la notizia che nell’ottocento un italiano che faceva l’uomo forzuto nei circhi di londra fece una delle più grandi scoperte della storia della archeologia. in egitto.
scoprì la tomba di seti I.
certo se fosse vera questa notizia, l’uomo in questione meriterebbe tipo un nobel per l’astruseria.
a quanto pare si tratta di tale giovan battista belzoni, alto due metri, che scappa dall’italia per non entrare nell’esercito di napoleone, se ne va a londra e fa l’uomo forzuto in un circo.
(se mi immagino che cazzo di roba astrusa doveva essere un circo di londra nell’ottocento provo un piacere quasi sessuale. mi immagino carri di legno e strade fangose, nani e ballerine, donne barbute, uomini deformi, e tanta altra retorica. la carovana procede di notte a rilento sotto un pioggia battente. un carro a un certo punto si blocca nel fango, e ovviamente chiamano il giamba per sbloccare il tutto. il giamba che stava dormendo affianco a una ballerina viene svegliato dal nano. si alza a fatica e insieme al nano va a vedere che cazzo sta succedendo. la ruota del carro è incagliata e la carovana non può andare avanti. allora il capo-circo chiede al giamba di aiutarli a spingere, ma il giamba ride e dice che lui non spinge, lui semmai solleva. così, mentre gli altri spingono, il giamba mette le mani sotto al carro e tira verso l’alto. sbuffa e grugnisce, il giamba, mentre la congenie di nani, ballerine e uomini deformi spinge il carro. e uno… e due… e tre! i mostri spingono, il cocchiere frusta e sgrida i cavalli. e il giamba sforza ogni muscolo e solleva il carro quel poco che basta per dare un senso al tutto. e il carro miracolosamente comincia a muoversi… piano piano, un centimetro alla volta, fin quando la forza dei cavalli gli fa fare un salto in avanti, facendo finire tutti, giamba compreso, nel fango. e tutti nel fango ridono a crepapelle... felici e soddisfatti. ecco, così me l’immagino io.)
ma insomma, il buon gianbattista dopo un po’ se ne va in egitto per vendere al pascià una sua invenzione astrusa. perché siccome sollevava una famiglia di dodici persone, si era inventata una cosa per sistemare le persone, tipo una struttura idraulica. e questo gli fece venire in mente un sistema di irrigazione che secondo lui funzionava bene nel deserto. non ci pensa due volte e parte per l’egitto. mira in alto, mira al pascià. ma il pascià non se lo caga, e allora si mette a fare il tombarolo nel deserto. e tombarolando oggi e tombarolando domani, finisce per scoprire la tomba di seti I, KV17, una scoperta archeologica importantissima per la storia dell’egittologia, una tomba decorata in modo splendido, chiamata la “cappella sistina egizia”.
e a quanto pare la notizia è proprio vera.
fu così che uno che iniziò la carriera come “uomo più forte del mondo”, diventò uno dei più grandi archeologi della storia.
questo è rocchenrol!

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sabato, novembre 11, 2006

disciplina olimpica astrusa


si fonda oggi una nuova disciplina olimpionica che verrà proposta al coni nei tempi e nei modi adatti.
tale disciplina è denominata “salto sospeso”©.
l’atleta dovrà saltare in aria e rimanere in aria il più possibile.
non contano la lunghezza né l’altezza del salto: vince chi rimane in aria più tempo degli altri.
ci saranno gare di “salto sospeso libero”© e “gare di salto sospeso vincolato”©.
nelle gare di “salto sospeso libero”©, l’altezza e la lunghezza del salto saranno totalmente a discrezione dell’atleta e\o dell’allenatore. tali altezza e lunghezza saranno del tutto ininfluenti ai fini della valutazione del punteggio. vincerà semplicemente chi in un modo o nell’altro riuscirà a stare in aria più tempo degli altri.
nelle gare di “salto sospeso vincolato”©, invece, l’atleta dovrà dimostrare la sua abilità a restare sospeso in aria ad altezza e\o lunghezza prestabilita.
ovviamente, tali regole saranno sensibili alle varie esigenze che si manifesteranno nel corso della pratica.
il fascino di tale disciplina sportiva è da considerare soprattutto in proiezione.
difatti, così come in diverse discipline sportive dell’atletica leggera anno dopo anno si sfidando le regole della fisica e della gravità, ci si augura nel giro di una cinquantina d’anni un progresso che potrebbe portare inaspettati e straordinari risultati.
l’uomo potrà volare?
c’è gente che salta ben oltre due metri dal terreno, cosa impensabile quando i primi atleti saltavano le prime volte. dove arriverà fra cinquanta anni? quanto salterà? arriverà a tre metri?
e così, ci sarà chi riuscirà a rimanere sospeso in aria due, tre, quattro, cinque secondi?
uno, due, tre minuti?
dove si può spingere il limite fisico di un essere umano?
attualmente, l’unica cosa che si può dire con ragionevolezza è che tenda a infinito.

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venerdì, novembre 10, 2006

patamatematica e\o matematica astrusa

"Non esiste un metodo infallibile per discriminare i teoremi di un sistema formale dai non-teoremi" A. Church, 1936.

"Non esiste un metodo infallibile per discriminare gli enunciati veri dell’aritmetica da quelli falsi" A. Tarski, 1933.

assumendo valori x per ogni termine di una proporzione, noi possiamo ottenere un risultato non necessariamente espresso o esprimibile in un numero definito ma un limite o addirittura una ulteriore incognita.

il risultato di un’equazione non lineare, che contenga cioè un numero x di variabili, è quasi sempre un limite. forse proprio sempre. anche se la parola “limite” qui è da intendersi in senso lato. il risultato infatti di un’equazione non lineare potrebbe essere inteso come dinamico, e non statico. come qualcosa cioè che tenda a, e non come qualcosa che “è”.
qui si risolverebbe probabilmente il problema dei sistemi caotici.
e credo che già si faccia. ma non ne sono sicuro.
insomma, il risultato di un’equazione non lineare potrebbe essere inteso come qualcosa soggetto a cambiamento. non tipo un “5” o un “9”, ma qualcosa come “5 che potrebbe diventare 4 ma anche 18” . sostanzialmente il risultato di un’equazione non lineare potrebbe essere assolutamente sfumato e proiettato nel tempo.
questo solo si riesca a “vedere” un numero proiettato nel tempo.
un numero infatti spesso lo si considera scevro dall’influenza del tempo.
un 5 è un 5.
ora e per sempre.
ma chi l’ha detto?
un 5 potrebbe essere il germe di un 8.
o di un diecimilasessantanove. o un ex ventiquattro.
insomma, c’è una teoria dei numeri astrusi?
il numero astruso è un numero che se ne fotte, un numero anarchico.
infatti è impossibile dire quanto valga.
al limite si può fare un’ipotesi.
alcuni potrebbero obiettare che non è più un numero.
io invece sono convinto di sì.
è un numero che rompe le barriere e si proietta in una dimensione altra.
una dimensione altra ma immanente. la dimensione “tempo”, alla fine, era solo un esempio.
e secondo me può servire.
l’importante è usarlo senza definirlo.
per questo fondo oggi, in questo preciso istante, che è quello di scrittura per me che scrivo, invece quello di lettura per chiunque legge, e anche per me quando rileggo (insomma la fondazione avviene in ogni istante da questo momento in poi, come una semiretta. ma non è detto che sia avvenuta anche prima. e forse dopo) una nuova disciplina scientifica: la patamatematica e\o matematica astrusa.
cioè una matematica che partendo dal presupposto che i numeri si ribellino alle regole, se ne serve e li fa giocare su altri tavoli.
o meglio, li osserva giocare su altri tavoli.
come un dado che rotola senza fermarsi, il cinque diventa sei, otto, ventiquattro, cinquantadue, ottantacinque, sedicimilaottocentotre. meno ventotto.
lancio questa sfida.
ben conscio di aver potuto dire un sacco di puttanate.
però è bello.
i numeri sono una figata.
pensare ai numeri è bello.
la matematica è astrusa di per sé.
in un mondo (o sarebbe meglio dire in una dimensione) in cui non ci sono professionisti, io sono solo un dilettante. l’unico.
di questa teoria, se di teoria si tratta, chiunque è libero di farsene quello che vuole.
interpretarla, definirla, servirsene, ignorarla, offenderla.
l’importante è che non se la prenda con me.
io mi sono solo avvicinato di pochissimo. e si tenga presente che è lontanissimo.
cosa, non lo so bene. e anche questo è fondamentale.

giovedì, novembre 09, 2006

novenovembre


buongiorno.
oggi è un giorno qualunque.
è giovedì 9 novembre 2006.
il bello è che è novenovembre.
questo fa sì che sia un giorno particolare.
e non un giorno qualunque come avevo detto prima.
che poi non l’avevo detto, ma scritto.
ma è uguale.
tanto si capiva lo stesso.
auguro a chiunque legga una buona giornata.
che salute, soldi e amore gli piovano addosso.
come quello dello stregatto astratto, il sorriso gli appaia sospeso nel buio.
che gode di luce propria.
possa la giornata di oggi essere foriera di soddisfazione e compiacimento.
possa il sole splendere nel suo cuore.
possa il volo di un uccello lasciarlo indifferente.
perché se così non fosse, vorrebbe dire che c’è qualcosa che non va.
ogni volta che qualcosa ci gonfia il cuore di sentimento, vuol dire che qualcosa non va come dovrebbe.
perché quando tutto va veramente bene, ma veramente bene, non stiamo certo a pensare al volo delle cicogne, al collo dei cigni, allo splendore del pianeta vivente.
quando ci va tutto veramente bene, noi siamo parte di tutto e tutto è parte di noi.
e non c’è bisogno di riflessioni da collana roserosse.
quando tutto va veramente bene, ci piace anche una pozzanghera putrida.
ci piace l’odore della fogna.
ci piace il passeraccio.
ci piace veramente tutto.
ecco, mi auguro che oggi piaccia tutto.
a chiunque legga.
a chi non legge… peggio per lui.
non posso certo preoccuparmi di tutti.
e che è! e diamoci una calmata!

mercoledì, novembre 08, 2006

abbasta


bisogna avere il coraggio pergiove di dire abbasta!
non a qualcosa in particolare.
dire abbasta.
perché abbasta è più figo che "basta".
"basta" è proprio una parola stitica.
"baaaaasta"... fa cagare.
invece: ABBASTA!
questa sì che è una parola con i controcoglioni.
ABBASTA!
ABBASTA CON I PREZZI ALTI!
ABBASTA CON LE STANGATE FISCALI!
ABBASTA CON LO SMOG!
ABBASTA CON LE CIMICI NEGLI AMBIENTI!
ABBASTA CON QUESTO!
ABBASTA CON QUELLO!
ABBASTA DI QUA!
ABBASTA DI LA'!
eccetera eccetera
l'importante è che si dica ABBASTA, e non "basta", che fa cagare.
ecco, mi sono sfogato.
era da tempo che quel "basta" smunto e sifilitico mi stava sui coglioni.
mortacci sua.

martedì, novembre 07, 2006

il buco


il buco è una delle poche parole che abbiamo nel nostro vocabolario per indicare materialmente qualcosa che non c’è.
infatti, il buco indica una sorta di qualcosa che poi non esiste.
è vero che non si ha buco senza qualcosa in cui il buco interviene. ma non c’entra.
i buchi sono ganzi.
e poi per esempio le porte sono sempre dei buchi, solo che li chiamiamo in un altro modo.
porte, appunto. oppure, finestre.
questo per dire che siamo circondati dai buchi.
ci sono buchi famosi, come il buco della serratura o il buco nero.
insomma, il buco spesso è sotto gli occhi di tutti.
sul concetto di buco, ci sarebbe ancora molto da dire.
il buco ha comunque spesso una valenza negativa.
è lì dove non dovrebbe essere.
e poi la parola non si usa spesso quanto si dovrebbe. si parla preferibilmente per esempio di “cavità”, perché è più rassicurante. o “orifizio”, perché è più scientifico. o “foro”, perché è più giuridico.
ma parlare di buco no. dio ce ne scampi e liberi!
questa storia deve finire.
per questo ho fondato il C.D.D.P.B. ovvero comitato in difesa della parola buco.
bugia.
non ho fondato nessun comitato.
però era per rimarcare l’importanza del buco.

sabato, novembre 04, 2006

telefonata 7


- pronto? -
- sì? -
- può passarmi un attimo sua moglie? -
- certo. cara? CARA?! -
- non è in casa? -
- no, è che non sono sposato. -
- e allora perché mi fa perdere tempo? -
- sinceramente non lo so. devo darle una risposta subito? -
- non c’è problema, tutto sommato non mi interessa poi tanto. -
- meno male. grazie. -
- si figuri. l’importante è venirsi incontro. -
- su questo non ci sono dubbi. -
- e dove sono? -
- guardi è semplicissimo. segua sempre dritto. -
- mi conviene di più a piedi o in macchina? -
- ha una bicicletta? -
- ho i pattini da ghiaccio. -
- no, quelli non sono consoni. -
- non lo dica a me. -
- e a chi lo devo dire? -
- a mia moglie. gliela passo? -
- se vuole. -
- fa lo stesso se non sono sposato? -
- massì, non si preoccupi. -
- allora attenda un attimo che gliela passo. -
- al telefono? -
- no, al tritacarne. -
- un passato di moglie? -
- sì, sono un transessuale. -
- brutta l’operazione? -
- diciamo che è un tipo. -
- ne terrò conto. grazie. -
- prego, si figuri. -
- salve, salve. -

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telefonata 6


- pronto? -
- sì? -
- con chi parlo? -
- scusi, ma ha chiamato lei. -
- lei chi? -
- mia moglie. -
- che vuole? -
- soldi. -
- quanti? -
- duecento? -
- va bene. -
- assegno o contanti? -
- tanti quanti? -
- avevamo detto duecento. -
- e le sembrano tanti? -
- dipende. -
- anche questo è vero. -
- sono d’accordo. -
- anche io. -
- no scusi, lei non può essere d’accordo con se stesso. -
- no scusi, se mia moglie non fosse d’accordo come me stesso avrei grossi problemi. -
- forse ha ragione. -
- anche lei. -
- lei chi? -
- sua moglie. -
- lei ha sempre ragione. -
- le donne… -
- eh già… -
- vabbè, io ora devo andare. -
- dove? -
- in montagna. -
- io preferisco il mare. -
- io la campagna. -
- ma va in montagna… -
- chi? -
- lei. -
- mia moglie? -
- no, mia sorella. -
- ah, me la saluti. -
- non mancherò. -
- grazie e arrivederci. -
- salve, salve. -

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telefonata 5


- pronto? -
- sì? -
- il signor gianduia? -
- sì. -
- è lei che hai inventato i gianduiotti? -
- no. -
- e chi li ha inventati? -
- non saprei. -
- non potrebbe darmi un aiutino? -
- provi a chiedere a babbo natale. -
- ma se non esiste! -
- non esiste?!? DAVVERO?!?! -
- non gliel’hanno detto? -
- ma… ma allora chi porta i regali? -
- sono mamma e papà! gli amici, i parenti, i partnerS… -
- ne è sicuro? -
- sicurissimo. -
- e a lei chi glie’ha detto? -
- mamma e papà, quando ero piccolo. -
- e perché a me non hanno detto niente? -
- beh, non la conoscevano. -
- può passarmeli, così mi presento. -
- purtroppo ora non ci sono più. -
- quando tornano? -
- credo mai. -
- peccato, mi avrebbe fatto piacere conoscerli. -
- anche a me avrebbe fatto piacere presentarglieli. -
- va bene, dai. fa niente. -
- d’accordo. arrisentirci. -
- salve, salve. -

venerdì, novembre 03, 2006

cartoon babylon


1) ginko si scopa eva kant.
a eva kant gli sta sul cazzo diabolik perché è un fighetto.
e per vendetta si fa il suo peggior nemico.
2) minni ci sta con gambadilegno.
insomma… vogliamo mettere GAMBADILEGNO con topolino… dai!
3) paperina è ovvio che si scopa gastone.
a paperino gliela fa annusare ma non gliela dà mai. è la più classica delle scaldacazzi.
paperina è veramente la più odiosa e insopportabile femmina dei fumetti. basta che gastone la va a prendere a casa con l’ultimo macchinone vinto a una lotteria, che lei subito gliela dà.
4) batman e robin sono una coppia di fatto. ma questa è scontata.
poi, poi… chi c’è più? ah, sì…
3/a) paperina si fa anche paperoga, ma tanto non se ne accorge perché è sempre fumato.
paperoga è un drogato. e questo si sa. si fa dei cannoni grandi quanto la torre di pisa.
poi si fa pure paperina, ma poi se ne dimentica. non è un infame come gastone.
che mi sta proprio sul cazzo.
paperino anche mi sta sul cazzo, intendiamoci. paperino è un coglione. diciamolo. non capisce neanche che paperina non gliela darà mai. e continua a farle da servo della gleba. imbecille.
5) olivia e bracciodiferro sono un’altra coppia di merda. olivia si fa bracciodiferro solo se si prende il viagra, cioè gli spinaci. altrimenti… svolazza come di fiore in fiore.
6) biancaneve con i sette nani ne ha fatte di cotte e di crude. se no col cavolo che la mettevano in una bara di cristallo. ci avrebbero pisciato sopra.
7) cenerentola con il principe azzurro ha fatto un matrimonio di interesse. il principe azzurro è un rincoglionito che per riconoscere una femmina le deve mettere una scarpa. ma come dare torto a cenerentola vista la situazione di merda di origine (sorellastre & matrigna)?
8) bianca e bernie mi fanno vomitare (ah no? allora pensate a due topi che scopano!).

insomma, tante altre cose ci sarebbero da dire.
però basta.
se no sembra male.
se mi fermo qui invece sembra bene.

giovedì, novembre 02, 2006

haiku


sono astruso,
accidenti s'è vero.
ne vado fiero!

...5 + 7 + 5 = haiku.

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mercoledì, novembre 01, 2006

società cannibale


tipo scoppia una bomba. che distrugge flora e fauna. tutta.
rimangono solo uomini e acqua.
e tutta la tecnologia.
allora, per mangiare, la gente prende ad amputarsi gli arti.
in questa società, gli uomini più rispettati sono quelli che hanno meno arti.
tipo che la gente li vede e dice: “quello sì che è un buon padre di famiglia, non ha né braccia né gambe!”.
allora, siccome le cose non possono andare avanti così, si realizza che si deve cercare un altro sistema.
quindi si comincia con l’inseminazione artificiale a creare una nuova stirpe di uomini destinati al macello.
le malattie si guariscono con le cellule staminali.
e i “commestibili”, vengono relegati in una sorta di allevamento in batteria.
fin dalla nascita, sono nutriti artificialmente e sedati.
non sono mai coscienti.
vengono fatti crescere tanto quanto basta per il “taglio” che si desidera.
alcuni vengono fatti crescere per procreare altri commestibili.
questo sarebbe un soggetto disturbante, credo.
sicuramente è astruso.

astrosio 2006 – all rights reserved

el inspector ugo - 2

El inspector decidiò dejar de fumar.
Despuès de ese paquete de cigarrilos, o igual, del pròximo.
Se encendiò un cigarrillo y lo apagò en seguida.
Luego se encendiò otro y se echò a reir.
En ese momento entrò a la secretaria con el correo. Y lo encontrò que se reìa solo
Lo mirò un poco extraňada, luego instintivamente se mirò el vestido, para controlar que todo estuviera bien.
El inspector se diò cuenta y esto le hizo reirse aùn màs.
Y ella lo mirò de nuevo con la mirada extraňada tìpica de quièn no entiende.
Y cuanto màs ella lo miraba, màs se reìa èl.
Y mientras se reìa el inspector recordò otra cosa que le hacìa reirse mucho.
Aquella vez cuando un compaňero suyo de clase en EGB habìa insistido para sentarse a su lado.
Este era un listillo, de esos a riesgo.
Y estaba convencido que sentarse al lado del inspector era una ventaja.
En realidad el inspector iba bien sòlo porque tenìa una tìa profesora en el mismo colegio.
Y a final de curso el inspector aprovò, mientras su compaňero de clase suspendiò.
Esto le hacìa reir.
Al final el inspector se reìa a carcajadas sin poder reprimirse. Y la secretaria lo miraba cada vez màs extraňada.
El inspector, por la risas, se cayò de la silla.
Y la secretaria estaba cada vez màs sorprendida y avergonzada
Finalmente el inspector consiguò calmarse un poco.
Trepò del suelo a la silla y tratò de recomponerse con las làgrimas en los ojos y algo de resaca de risa que le subìa por el esternòn.
La secretaria, que aùn no entendìa, se concediò llegados a ese punto otra mirada a sì misma.
Y el inspector, antes intentando reprimirse, explotò a reir de nuevo.
La secretaria se cruzò de brazos, con el correo aùn en la mano, enfrunciò el ceňo y mirò en alto, hacia el ventilador.
Necesitò un par de minutos el inspector para recuperarse.
Finalmente la secretaria pudo decirle: El correo!!!
Se lo dijo enfadada.Tirò el correo en el escritorio y se fuè hacia la puerta ofendida,
Llevando el ritmo de las nalgas con los tacones.
Y saliò dando un portazo
El inspector cogiò el correo mientras mientras aùn se secaba los ojos con el revès de la mano.
Dos facturas, luz y telèfono. Un reembolso de una factura de telèfono anterior
Que anulaba practicamente la factura apenas recibida. Una postal de un amigo.
Una carta sin sello, anònima.
La carta anònima lo amenazaba.
No la carta en sì misma.digamos que el contenido era amenazante.
Decìa que debìa ocuparse de un cierto caso.
O de lo contrario pondrìa a riesgo su vida..
El hecho es que de este caso el inspector no sabìa nada.
Algo sobre un dinero desaparecido da una caja comùn de un cìrculo.
“ Boh...”pensò el inspector.
En ese momento oyò el timbre.
De nuevo los tacones de la secretaria en movimiento

- ¿Siiii?- Dijo la secretaria.

Y despuès de un poco: - un momento.-
La secreataria abriò y entrò sin llamar en su oficina

- Estàn subiendo ciertas personas, dicen que quieren hablarle-
- Que esperen cinco minutos en la salita- dijo Ugo.
- Vale. –

Eran tres, todos con chaqueta y corbata. Uno bajo y medio calvo con espeso bigote negro, un viejo que parecìa Don Quijote y olìa a talcoy uno...callado. de esos callados que se entiende por el aspecto que son de pocas palabras.
Se saludaron y se presentaron.

- Somos los representantes y el directivo del cìrculo recreativo e instructivo....organizamos iniciativas culturales y representaciones teatrales.- dijo el gordo con bigote.
- Què bonito.-dijo el inspector, que pensaba exactamente lo contrario.
- Nuestro tesorero es una persona de màxima confianza. El mismo nos ha seňalado la falta de dinero –Dijo Don Quijote.

El callado hizo un ràpido movimiento con la cabeza.y el inspector recambiò el gesto
El gordo con bigote tomò de nuevo la palabra:

- El problema es que habìamos separado un dinero para una excursiòn social y ahora si no encontramos lo antes posible el dinero...vamos, que las cargas al interno del cìrculo han sido siempre muy codiciadas. Nosotros formamos el directivo en carga y quisièramos resolver el asunto antes de la fecha de la excursiòn.-
- ¿Y para cuàndo es esta excursiòn?
- Maňana.-Dijo Don Quijote.
- ¿Còmo maňana? –dijo el inspector.
- Le explico...-

En ese momento una piedra centrò de lleno un cristal de la ventana abierta a las espaldas del inspector, que se separò instintivamente apenas con tiempo de ver aterrizar la piedra en el escritorio delante de èl con la respectiva lluvia de cristales rotos.
El inspector se levantò de la silla y fuè a la ventana.
Viò por una fracciòn de segundo alguièn esconderse detràs de la esquina de la calle.
La secretaria entrò alarmada en la oficina: -¿què pasa?!-
Sin responderle el inspector cogiò el telèfono y marcò ràpidamente un nùmero.

- Mikè soy el inspector...-
- Inspector! ¿Què puedo hacer por usted?-
- ¿Estàs por ahì?
- Sì inspector...-
- Dà un vistazo...a tu alrededor...ya me entiendes...-
- Sì,espera. No cuelgues...-

El inspector mirò a los tres seňores con el aparato aùn en la oreja y tamborileando con la otra mano en el escritorio.
La secretaria dijo: -¿me puedo ir?-

- Sì vete tranquila-

La secretaria saliò y cerrò la puerta.

- Inspector està aquì conmigo pero...pero...-
- ¿Pero?-
- Es un viejo, inspector...-
- Tràetelo para arriba

No habìan pasado ni cinco minutos, cuando entrò Mikele, uno grande con la cara que contaba cosas y que tenìa una manona en el hombro de un anciano de aire inocuo.
Los tres en cuanto lo vieron se agitaron.

- Bien ¿Entonces? Me explicais de qué coňo se trata esta historia?- dijo el inspector.

Los tres se miraron avergonzados, entre ellos.

- Inspector, es uno de nuestros socios.- dijo Don Quijote con el tono de uno que hace revelaciones.
- ¿De verdad? –dijo el inspector.

Silencio, ninguno hablaba

- ¿Bueno quieren que juguemos una partida de cartas? -dijo el inspector-

De nuevo el gordo con bigote tomò la palabra

- Inspector creo que hemos entendido còmo han ido las cosas
- Què bien...-dijo el inspector.

El viejo delincuente se echò a reir. Los tres se le acercaron, lo rodearon e intentaron consolarlo.
Mikele se alejò del viejo, que fue abrazado a turno por los tres directivos en carga.
El gordo con bigote con los ojos rojos, se separò del grupo y se acercò al inspector.

- Inspector...por las molestias...-

Sacò del bolsillo un cheque y se lo diò al inspector

- No, no puedo aceptarlo...-
- Por favor.-insistiò el gordo de bigote
- Bueno...-dijo el inspector y cogiò el cheque

Los cuatro salieron del despacho y luego de la oficina.
Mikele que aùn estaba sorprendido por la escena, dijo:

- ¿Me puedo ir?-
- ¿Tienes algo que hacer? –le preguntò el inspector.
- Nada de especial...-
- Vete a cobrarme el cheque...son 750 euros...tràeme 600 y un vetrinista.-
- Gracias inspector.-
- Gracias a tì.- dijo el inspector.

Mikele saliendo del despacho se cruzò con la secretaria que entraba.

- ¿Què ha pasado?- dijo acercàndose al escritorio
- Boh, no lo entendì...-dijo el inspector.

La chica se sentò en el escritorio, cogiò el paquete de tabaco del inspector y encendiò dos cigarrillos, uno se lo pasò al inspector.

- hoy es un dìa extraňo-dijo.

El inspector cogiò el cigarrillo, le diò una calada y dijo sonriendo:

- Vivimos en una pelota suspendida en el espacio...


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